(F.Z.) È un personaggio tutto da scoprire Luca Fabrizi, l'attaccante neroverde che con un colpo di testa ha regalato al Chieti la pesantissima vittoria a Pescara. Il ragazzo ha già progettato il suo futuro dopo il calcio. "Sono iscritto alla facoltà di scienze motorie all'Università dell'Aquila e il mio... hobby per il momento è lo studio perché tra libri e allenamenti tanto tempo non ne rimane". Fidanzato con Silvia, ragazza aquilana, tra qualche anno magari metterà su famiglia...
Luca è nato all'Aquila l'11 maggio del '98, ha iniziato nel settore giovanile rossoblu e dopo una parentesi teramana è tornato a giocare nella squadra della sua città, in serie D. Altre tappe abruzzesi (in D) fino all'approdo a Castelnuovo dove l'anno scorso ha contribuito con 8 gol alla promozione. Da lì il passaggio al Chieti fortemente voluto dall'allenatore Alessandro Lucarelli.
Domenica prossima è in programma il derby con L'Aquila. Una partita "normale" non sarà per nessuno. Figuriamoci per l'aquilano Luca.
"Sicuramente per me un confronto particolarmente emozionante, affrontare la squadra della propria città sarà un'esperienza del tutto speciale".
Dalla D conquistata col Castelnuovo all'Eccellenza con il Chieti: non è stato un passo indietro?
"Assolutamente no, mai pentito della scelta. Sono contentissimo del fatto di indossare la maglia neroverde. Considero il Chieti una squadra importante, la piazza pur in Eccelllenza è calcisticamente una delle più ambite in Abruzzo. Mi ci trovo benissimo".
Il gol di ieri a chi lo hai dedicato?
"A mio zio Lucio, mancato tre mesi fa. Era un mio grande tifoso".
Nei primi due mesi di questa annata, quando avete disputato sette partite prima dello stop, sei stato sempre presente pur avendo giocato solo in due gare per gli interi 90 minuti. Eppure soltanto nell'ultima, contro il Nereto sei riuscito a sbloccarti segnando un gol. Adesso invece in due presenze, ieri per giunta limitata a metà ripresa, hai già realizzato due reti. Cosa è cambiato?
"Il sistema di gioco attuale aiuta molto. Avere a fianco Galli o Spadafora oppure Rodia significa non restare isolato davanti, È un fatto importante. E poi ho avvertito fortemente la fiducia del mister e della società. Alcuni sono andati via, io no. Segno che credono in me e devo dare più del massimo per ripagare tanta stima".
In effetti Lucarelli ha sempre avuto parole di grande apprezzamento nei tuoi confronti.
"Lo so. Mi ha sostenuto e incoraggiato sempre, non devo deluderlo".
Gruppo molto ampio, nessuno mugugna per le scelte del tecnico. C'è massima coesione nello spogliatoio. È così?
"Sì. Gruppo affiatato e unito. In un mini campionato del genere, breve e compresso, è necessario che l'allenatore possa contare su ampie scelte. È inevitabile che qualcuno vada in panchina o in tribuna senza cattivi pensieri. Ce ne rendiamo conto e accettiamo tutti le decisioni che prende il mister, in cima deve esserci solo la voglia di centrare l'obiettivo. Perciò ogni giocatore della rosa deve dare il proprio contributo, in campo o fuori".
E allora titolare contro il Lanciano, in panchina ieri, nessun malumore per l'esclusione iniziale?
"Scherziamo? Assolutamente no. Ho solo aspettato il mio momento. Tranquillo".
E quando sei entrato quel gol l'avevi nella mente?
"Ci speravo. L'allenatore aveva spiegato benissimo a me e a Rodia cosa dovevamo fare. Indicazioni precise, dopo il gran lavoro di Galli e Spadafora. Abbiamo rispettato le consegne, null'altro. E poi quella palla crossata alla perfezione, non potevo sbagliarla, vi pare?".