Nella vita di un tifoso ci sono alcune date che restano impresse nella mente per sempre, scolpite nel marmo dei ricordi per poterle ogni tanto rispolverare e dar loro nuovo lustro.

Una di quelle, per noi abituati più a spalti disastrati che a seggiolini colorati, è domenica 31 ottobre 2004. Il Chieti, reduce dalla emozionante vittoria interna col Teramo per 3-2 della settimana precedente, fa visita al nuovo Napoli di De Laurentiis, precipitato in C1 dopo il fallimento. Una sfida improba, una montagna impossibile da scalare ma un’occasione troppo ghiotta da mancare, per chi è andato a testa alta a sostenere i colori neroverdi anche al comunale di Pineto e di Tollo.

E così, armati di curiosità e di coscienziosa serenità, alle dieci del mattino io e altri due commilitoni partiamo in auto direzione San Paolo. Già, lo stadio visto tante e tante volte in tv, il terreno di gioco calpestato da Falcao, Butragueno, Van Basten, Platini e dal pibe de oro oggi vedrà protagonista l’unica maglia che mi appartiene, quella della mia città!

Dopo tante risate, strade sbagliate (finimmo addirittura a Scampia!!!) finalmente entriamo a Fuorigrotta e veniamo accolti dai bagarini che cercano di fermare la nostra auto piantandosi in mezzo alla strada nel tentativo di rifilarci il prezioso tagliando per la partita, di cui ovviamente eravamo già muniti.

L’ingresso al settore ospiti è fatiscente, inammissibile per una squadra con quel blasone e quel passato. All’interno il settore a noi riservato è forse anche peggio, chiuso su tutti i lati da una rete e con la visuale di una parte del terreno di gioco impallata dalle panchine.

Tutt’intorno striscioni di auguri a Diego Armando Maradona per il suo 44° compleanno (festeggiato solo ventiquattro ore prima) e relativi cori in suo onore. L’imponenza degli spalti quasi mi soffoca… non è la prima volta che entro in uno stadio in cui si sono disputate partite di Coppa dei Campioni ma è la prima volta che lo faccio per sostenere i miei unici colori. La curva Volpi in trasferta comincia a schiarirsi la voce e all’ingresso in campo realizzo che sto vivendo momenti che, al di là del risultato, saranno indimenticabili.
I partenopei schierano grandi nomi come el pampa Sosa, Berrettoni, Toledo. Il Chieti, con Rajcic capitano, schiera una squadra di giocatori che non hanno lasciato grande segno del loro passaggio in neroverde ma con un maestro come Ettore Donati in panca.

Comincia la sfida, il Napoli segna quasi subito ma il gol viene annullato per fallo di mano. I neroverdi tengono bene ed ogni tanto pungono in contropiede. Il primo tempo termina con il risultato ad occhiali.

Magar’ finiss accuscì, stem a jucà discret…queste le sensazioni che serpeggiavano tra di noi e tra chi a casa era sintonizzato su Sky a godersi la diretta commentata da Pierluigi Pardo e Massimo Mauro.

Nessuno poteva immaginare quello che stava per accadere…. Al rientro in campo il Chieti sembra più frizzante, più affamato. Dieci minuti e dopo un contropiede fulmineo quanto spettacolare Terrevoli su assist di D’Aniello indovina un diagonale vincente che si infila sibillino sulla destra di Gianello, proprio sotto il nostro settore: 0-1!!!

In curva ci si abbraccia increduli, spaesati, e si comincia a sperare in un risultato positivo. Gli azzurri premono, sospinti dagli oltre trentamila presenti ma non riescono a sfondare. Altri dieci minuti e su un errore grossolano di Terzi, Guariniello per una volta onora il numero 9 che porta sulle spalle e davanti ai suoi parenti in tribuna batte per la seconda volta Gianello: 0-2!!!! Delirio indescrivibile, la Volpi in trasferta impazzisce di gioia e quella dozzina di gradoni tristi e decrepiti diventano teatro dell’esultanza più incredula della mia vita.

Calma ragazzi, calma; mancano 25 minuti è ancora lunghissima!! Mister Giampiero Ventura mette dentro un’altra bocca da fuoco (Varricchio) e tenta il tutto per tutto. Sofferenza, grande sofferenza; il Napoli preme e a nove minuti dalla fine accorcia le distanze con un rigore trasformato dal pampa Sosa: 1-2.

Lo stadio ci crede e spinge gli azzurri verso la rimonta; tra di noi serpeggia la paura di essere ripresi all’ultimo. No, non può andare così, non si può regalare un pallone di cuoio ad un bimbo e vietargli di giocarci per non fare rumore!

I minuti sembrano secoli, in curva si segue il match in continua apnea; ogni volta che il Chieti passa la metà campo si torna a respirare, prima di ricadere nuovamente nell’incubo del pareggio. Intendiamoci, ad inizio gara tutti avremmo firmato per un pareggio, ma visto come si sono messe le cose……Non riesco a stare fermo, vivo gli ultimi minuti passeggiando nervosamente, non voglio guardare quello che accade sul rettangolo verde e mi affido alle urla del pubblico e dei ragazzi della curva che ogni tanto mi raccontano cosa sta succedendo. A qualche istante dalla fine D’Aniello tiene la palla sulla bandierina del calcio d’angolo a pochi passi da noi; guadagna un paio di rimesse laterali accompagnate dalle nostre ovazioni.
Uno, due, tre avversari per fermarlo, rimessa dal fondo per gli azzurri… Rilancio di Gianello e triplice fischio; FINITA!!!!!!!!

Comincio ad abbracciare chiunque, a saltare ininterrottamente come un matto; il Chieti ha appena scritto una pagina di storia, ed io insieme ad altri 300 fortunati ne siamo stati testimoni oculari. I “simpatici” raccattapalle napoletani scendono nel fossato che separa la curva dalla pista di atletica e cominciano e tirarci di tutto addosso, ma la storia ormai è scritta e nulla, nemmeno le pietre, possono scalfirla!

E’ stata la vittoria più prestigiosa della storia neroverde, la partita con più spettatori (31.400) che ha visto protagonista la fu Chieti Calcio e l’unica sconfitta casalinga del Napoli Soccer nelle sue due partecipazioni al campionato di serie C1.

Paradossalmente è stato anche il punto più alto toccato dal Chieti in questi ultimi anni. Tutti ricordiamo come sono andate le cose in quella stagione e in quella successiva, ma nonostante tutto il sapore dolce che sentivo in bocca al ritorno dalla Campania e nei giorni successivi si è trasformato in un tatuaggio indelebile che conservo gelosamente nel libro dei ricordi neroverdi.

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