Altro giro, altra caduta per il Chieti SSD che cede per la settima volta su 7 partite l'intera posta in palio, stavolta alla corazzata Matelica, in settimana affidata al teatino Antonio Mecomonaco. I marchigiani fanno capire di non voler perdere tempo e già al 5° passano nel modo più irriverente, dando modo all'ex Vittorio Esposito, noto per la sua statura ciclopica, di segnare addirittura di testa. Ma il destino cinico è baro ha per la squadra più perforata dell'intero campionato un'altra trovata: che oggi ne debba prendere due da uno che si chiama Pera. L'attaccante marchigiano infatti prima al 25° batte Mecca su suggerimento di Baldinini e 3 minuti più tardi realizza il rigore procurato da Esposito atterrato da Trozzo. Il primo tempo si chiude senza ulteriori movimenti del pallottoliere.

Al ritorno dagli spogliatoi, Mecomonaco, probabilmente l'unico in campo e negli spogliatoi a soffrire per come è ridotta la prima squadra della sua Città, ci fa un regalo e risparmia a FantaVittorio la fatica di farsi il tunnel che porta direttamente sul prato del "Guido Angelini". Il Chieti però ci mette mezz'ora ad approfittarne, quando Alessandroni, entrato all'11° del secondo tempo, riesce a segnare quella che, se ci fosse da parlare di onore, si potrebbe definire il gol della bandiera. Il Matelica però ha deciso che, va bene non infierire troppo, ma meno di 3 gol di scarto non se ne parla proprio e, due minuti dopo, Galli fa l'1-4. A quel punto Mariani, si rende conto che la sua presenza è inutile anche formalmente e decide di farsi espellere, probabilmente per anticipare il proprio rientro a casa o forse per prendere servizio al circo attiguo allo stadio. Anche la terna arbitrale ha poca pietà e allunga l'ennesima vergogna neroverde di 4 minuti senza alcun effetto sul risultato.

Il Chieti SSD rimane dunque a zero punti con un passivo di 24 reti subite e 6 reti segnate. A conti fatti dunque, la sconfitta per 4-1 di oggi fotografa perfettamente dal punto di vista matematico il rendimento di questa accolita di ragazzi la cui colpa - non l'unica - è quella di vestire i nostri colori. Inutile chiedere un gesto di dignità a Giacomini e ai suoi sodali: il minimo sarebbe non giocare più con la maglia neroverde, il massimo sarebbe ritirare la squadra e ammettere quale è l'unico motivo perché lui è venuto a Chieti, da Roma, a rilevare una società-spazzatura come quella costruita con encomiabile abilità da Bellia e Pomponi. A costoro vanno i nostri ringraziamenti, perché non si illudano: la firma al notaio non è più la loro, ma quella sulla vergogna che stanno facendo subire alla Città e a noi tifosi è indelebile.

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