«Una bellissima serata». Così ha definito il direttore generale, Cristian Pollio, la cena in programma ieri sera presso il ristorante Aceto in contrada Brecciarola. E lo fa a ragione, visto che vi hanno partecipato ben 198 persone tra tifosi, giocatori, membri della società e non solo.

Come è nata l’idea e che cosa ha previsto la serata di ieri?

«L’idea è nata in seno alla società. Più volte tra di noi ci eravamo detti che negli anni passati non c’era mai stato un momento di condivisione tra tifosi, società e sponsor. Per questo abbiamo deciso di unire tutti per una volta, non solo come facciamo a volte per compattare lo spogliatoio. Abbiamo poi fatto vedere vecchi filmati sulla tifoseria e le trasferta per ricordare il passato, ma soprattutto per far capire ai giocatori che cosa è il Chieti e che cosa deve tornare ad essere».

Chi c’era ieri?

«La squadra, parecchi tifosi, alcuni sponsor e poi tanto tessuto sociale, professionale e imprenditoriale della Città. Insomma un bel parterre».

Dunque partecipazione allargata per ricostruire uno zoccolo duro che non abbraccia solo i tifosi, ma qualcosa di più…

«Sì, considera anche che c’era anche la presenza di uomini politici di schieramenti diversi e contrapposti: un vero arco costituzionale».

Il mercato invernale si è chiuso e qualcuno lo ha giudicato deludente. Come sono andate le cose e perché avete deciso di chiuderlo in questo modo?

«La società ha ricevuto molte critiche è vero, ma io invito a riflettere su alcuni fatti: non c’è nessuno dei nostri giocatori di spicco che abbia chiesto di essere ceduto o che sia stato mandato via. Questo vuol dire che nessuno è voluto andarsene e tutti si sono comportati nel modo giusto. Solitamente invece assistiamo ad una smobilitazione delle rose in tutte le piazze in cui ci sono problemi di qualsiasi tipo. Avremmo voluto accontentare il mister per un attaccante, ma non è stato possibile. I nostri obiettivi, non è un mistero, erano Fabio Lalli o Manuel Di Sante e con loro avevamo trovato l’accordo economico, ma per motivi diversi sono rimasti nelle loro rispettive squadre perché in queste cose non basta essere in due d’accordo, ma serve anche il placet della società che possiede il cartellino. Lalli è il capocannoniere e il leader del Sambuceto e Di Sante è fondamentale per il Pontevomano: da parte sua c’era la grande volontà di venire a Chieti, ma ha dovuto considerare le necessità della sua società».

Per Leccese invece che novità ci sono?

«Sta meglio, anche se non abbiamo la garanzia che abbia recuperato in toto. Prova ancora un po’ di dolore, ma per lui questa è una questione d’onore: non vuole chiudere così la sua carriera e non vuole essere ricordato a Chieti per un rigore realizzato alla prima giornata».

Poi c’è la questione del campo. Ieri sono iniziati i lavori. Qual è la situazione?

«Sì, sono iniziati e termineranno venerdì. Sabato poi ci sarà una rifinitura e sarà preparato per la domenica. L’accordo prevede che si faccia lo stesso ogni sabato che precede la partita in casa. Mister Lucarelli conosce bene la ditta che sta effettuando i lavori e si è detto già molto soddisfatto del risultato».

Torniamo alla serata di ieri e all’atmosfera che l’ha contraddistinta…

«I giocatori erano imbarazzati. Vedere la curva piena al “Dino Manuzzi” per lo spareggio di Cesena e treni interminabili partire dalla stazione pieni di persone affacciate al finestrino per sventolare le bandiere e le sciarpe fa colpo e ha lasciato senza parole anche i giocatori spagnoli».

L’ultimo arrivato è Toro. Che caratteristiche ha?

«È l’unico ambidestro perfetto della squadra: può utilizzare entrambi i piedi con grande precisione. È molto forte tecnicamente e fisicamente, ma deve assolutamente scendere di peso di 3 o 4 kg oltre ai 2 che ha già tolto. Credo che possa essere determinante da adesso fino alla fine della stagione».

La prossima partita è proprio contro il Pontevomano di Di Sante. Sarà per questo un po’ particolare o è solo un’altra partita da vincere?

«È una partita da vincere. Nel calcio ci sta reincontrarsi anche dopo vicende del genere».

Duecento persone ad una cena sono tante per una squadra che, al momento, porta ogni domenica allo stadio poche centinaia di persone. Che cosa bisogna fare per avere un pubblico che riesce a portare 200 persone ad una cena?

«Diciamo che erano 200 un po’ particolari. Molti di quelli che sono venuti finora si sono tenuti a distanza dallo stadio, ma devo dire che molti di loro sono andati via dicendo “ci vediamo domenica”. Quindi questi eventi sono fondamentali non solo per chi è fedelissimo, ma soprattutto per riavvicinare quelle persone che, in un clima di tranquillità, di festa e convivialità, ritrovano il gusto di trovare le stesse cose anche allo stadio. Sono convinto che con il Pontevomano ci sarà una buona risposta da parte di vecchi e nuovi tifosi».

Vuoi cogliere l’occasione per salutare i tifosi?

«Sì: voglio salutare TifoChieti, tutto coloro che la seguono e tutti i tifosi con l’augurio che il 2019 porti grandi soddisfazioni. E intendo tutto l’anno: che inizi bene, prosegua altrettanto e ci porti per il prossimo Natale a discutere di mete più ambiziose».

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