VitoMarinelli

Cappellino tirato sulla fronte e bomber su un fisico possente, da vero centravanti. Vito Marinelli esce dallo stadio dopo la partita contro il Miglianico insieme ad un compagno di squadra e viene verso di noi, per stringerci la mano. La prima immagine che vedemmo di lui era sulle stampelle, vittima di un brutto infortunio rimediato prima che iniziasse la preparazione per il campionato. Il dolore e la sofferenza non lo hanno tuttavia allontanato dalla maglia che non ha mai indossato, anzi lo hanno avvicinato ancora di più al Chieti e ad un’avventura che per lui deve ancora cominciare. Speriamo presto.

Prima di tutto, dicci qualcosa di te…

«Io ho sempre giocato a pallone, fin da quando ero bambino. Calcisticamente sono cresciuto nel Pescara, poi ho avuto qualche problemino e stavo quasi per smettere. Sono tornato a casa mia, a San Salvo, giocando sempre in Eccellenza, ho fatto anche la D con la Vastese e, prima di arrivare a Chieti ho giocato di nuovo in Eccellenza con il Cupello».

Come sei arrivato a Chieti?

«Sono arrivato a Chieti perché è la squadra che mi ha cercato con maggiore insistenza e perché ha il progetto migliore: è una società importante in una piazza importante e che merita, perché giocare a Chieti ti fa sentire davvero un giocatore, anche in questa categoria. Quando ho parlato con il presidente, mi sono sentito subito affascinato e ho deciso immediatamente di venire qui».

E poi che cosa è successo?

«Purtroppo mi sono fatto male mentre giocavo con gli amici. Ho trovato bagnato per terra, sono scivolato e mi sono rotto il ginocchio».

E ora a che punto sei?

«Sono a buon punto. Mi ero già reintegrato con la squadra, ma ho avuto una piccola ciste post operatoria che mi ha bloccato per qualche giorno. Ora sto facendo terapia per scioglierla e spero di risolvere entro breve tempo così da unirmi di nuovo al gruppo».

Che cosa ti aspetti nel momento in cui sarai pronto per il campo? Che il mister ti schieri subito?

«Non sono cose che spetta a me decidere, ma al Mister. Certamente dovrò lavorare ancora parecchio per tornare in forma. Io mi metto a disposizione, poi vedremo quello che verrà e speriamo di poter stare bene per giocare, ma non devo essere io a giudicarlo».

Sei un giocatore che in queste categorie può fare 20 gol a stagione. Che cosa senti di poter dare a questa squadra nel momento in cui rientrerai?

«Io metterò le mie caratteristiche al servizio della squadra. Non sento di poter dire nulla tranne che metterò il massimo impegno per fare gol, anche perché mi manca da morire».

Le persone che ti hanno seguito durante questi mesi hanno detto che hai messo grande decisione e grande volontà nel voler rientrare il prima possibile. Da cosa sono dettate? Da un fatto personale o dalla voglia di dimostrare quello che vali?

«No, più che la voglia di dimostrare il mio valore, c’è il fatto che io vivo di calcio. Per me il calcio è tutto e stare lontano dal campo sentendo tutte quelle sensazioni che si avvertono prima, durante e dopo la partita è una vera sofferenza. Tutto questo mi fa sentire la mancanza del campo e mi dà la forza per tornare. Poi c’è stato l’aiuto dei compagni di squadra. Questo è un gruppo fantastico: loro mi hanno spinto e incoraggiato, mi hanno dato una carezza e una pacca sulla spalla per farmi tornare il prima possibile e io sto facendo tutto il possibile per riuscirci».

Che cosa ti piace di questa squadra, oltre al gruppo?

«Se non c’è gruppo non si va da nessuna parte. Oltre a questo, mi piace lo spirito che c’è in questa squadra: si sentono la voglia e la sensazione di poter fare bene, e infatti stanno facendo bene. Questo mi fa ancora più male, perché non ho potuto dare il mio contributo e proprio per questo sento di dovermi impegnare al massimo per rientrare e sdebitarmi nei loro confronti».

Che cosa hai pensato nel momento in cui hai avuto l’infortunio la scorsa estate? Hai pensato che ti avrebbero fatto fuori prima di iniziare?

«Non lo sapevo, perché non conoscevo ancora l’ambiente. Purtroppo era successo e, superata la rabbia, non potevo piangermi addosso. Tecnicamente, il Chieti poteva fare quello che voleva e in quel momento non volevo neppure chiedermelo perché sarei stato solo peggio. Invece il presidente, mister Aielli e tutta la squadra mi hanno sostenuto. Sono stati davvero fantastici! Ricordo il presidente che mi dà una pacca sulla spalla e mi dice “stai tranquillo, rimarrai con noi”. Ho sempre fissa nella mia mente quell’immagine e spero di potermi sdebitare con lui prima possibile».

Come ti senti? la riserva del capocannoniere o credi invece di poter dare qualcosa di diverso a questa squadra?

«Non lo so, davvero! Come ti ho detto prima, spero solo di potermi rimettere e giocare. Il resto non mi interessa».

Con il Chieti dove vuole arrivare Vito Marinelli?

«Non posso fare progetti a lungo termine e voglio vivere il mio infortunio giorno per giorno. Io spero di poter arrivare al massimo nel corso di questa stagione. Noi tutti speriamo di poter raggiungere la promozione».

Quando conti di poter rientrare in squadra?

«Se tutto va bene, spero di poter essere a disposizione e rientrare per la fine di febbraio. Il 1 marzo saranno 6 mesi dall’operazione, quindi siamo in linea con i tempi previsti. Ero un mese in anticipo, purtroppo ho avuto questo problema della ciste che mi ha rallentato».

Il Chieti è una squadra che ha determinate caratteristiche. Pensi con le tue di poter dare qualcosa in più?

«Io penso che le mie caratteristiche si potrebbero sposare bene con la squadra. Ho visto tutte le partite e spesso ho pensato che avrei potuto esserci anche io in campo: cose che pensano tutti gli infortunati! Ciò che conta ora è che mi rimetta come si deve e, se potrò dare una mano, sarò il primo ad esserne contento».

Il primo a volerti è stato mister Aielli. Che discorso ti ha fatto invece il mister Marino quando è arrivato?

«Mister Marino mi è molto vicino e mi fa sentire parte del gruppo. So già come dovrò giocare quando rientrerò in campo perché conosco già quello che vuole dai suoi giocatori e la sua mentalità».

Hai trovato quelle emozioni e quelle sensazioni che cercavi a Chieti?

«Sì, le ho trovate. Sono venuto a Chieti proprio perché avevo bisogno di stimoli che solo una piazza come Chieti poteva darmi. In questo gruppo poi si sono create alchimie perfette che spero ci possano portare ai traguardi che tutti vogliamo raggiungere».

Che cosa ti senti di dire ai tifosi?

«Sinceramente, non voglio dire nulla: sono una persona di poche parole e voglio che a parlare sia il campo. L’unica cosa che posso promettere è che ce la metterò tutta per rientrare e dare il mio contributo».

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