Buongiorno Massimo e grazie per aver deciso di riavvolgere di 30 anni il nastro della tua carriera da calciatore e di farlo con TifoChieti!

- Massimo Di Carlo nasce a L’Aquila e cresce in una famiglia di sportivi; due dei tuoi fratelli (Fulvio e Valter) sono entrati nella storia della palla ovale portando nel capoluogo di regione tre scudetti (due Fulvio ed uno Valter). Come mai tu non hai seguito la loro strada e ti sei innamorato di un pallone di forma diversa?
Giocavo sia a rugby (tra l’altro ero anche forte in nazionale under 15) che a calcio, alla fine ho seguito il cuore.

 

-Raccontaci in breve i primi anni della tua vita tra i pali ed i tuoi esordi.
Nel 1974 ,avevo 14 anni, il Sulmona aveva un settore giovanile secondo solo al Giulianova di Tribuiani.  Juan Carlos Tacchi fece di tutto e convinse mio padre e approdai alla sua corte.

-Nel 1985 la storia tra la famiglia Di Carlo e il neroverde si arricchisce di un'altra puntata; dall’orizzontale delle maglie vestite dai tuoi fratelli al verticale della Cheti Calcio per te. Grazie a chi sei arrivato a Chieti?
Feliciano Orazi, con lui avevo vinto un campionato di serie D con la Fermana.

-Trovi una situazione societaria in evoluzione, con il passaggio da Barbiero a Mancaniello. Qual è stato il primo impatto con la società e con l’ambiente teatino? Quali sono stati i primi compagni di squadra e/o dello staff con cui hai legato da subito?
Ambiente fantastico eravamo la serie A delle quarta serie,grande organizzazione e disponibilita’ economica,Garzelli un signore,Nicolino Di Renzo condivideva l’appartamento con me.

 

-Comincia il campionato e tu guadagni subito la fiducia di mister Orazi. Il Chieti comincia a macinare punti e sembra avere tutte le carte in regola per il salto di categoria...
Tutto troppo facile. Fu una imperiosa e gioiosa marcia fino a…..

 

-Poi arriva una sosta di quindici giorni, il pareggio scialbo a Lucera e la nefasta partita contro i frentani all'Angelini del 13 aprile 1986, il gol di Cassano, le prime brutte sensazioni. Come hai vissuto quella domenica?
A Lucera io mi infortunai seriamente (una contusione all’anca fortissima) tutta la settimana senza allenarmi e giocai solo grazie a infiltrazioni antidolororifiche che pregiudicarono la mia lucidita’.

 

-Le cronache di allora narrano che all’uscita dallo stadio alcuni tifosi del Chieti abbiano duramente contestato te e tutta la squadra; solo l’intervento di tuo fratello Fulvio ti ha tirato fuori da una spiacevole situazione. Ci racconti quell’episodio?
Si accadde, ma alla fine insultavano scappando,io mio fratello e mio padre non arretravamo di sicuro….

-Cosa cambia nella testa dello spogliatoio? Perché una squadra che sembrava così sicura di sé comincia a perdere le proprie certezze?
E’ normale, passi in 90 minuti dal paradiso all’inferno quando tutto sembrava fatto e c’era un clima di festeggiamenti, le tue certezze crollano e diventano incognite.

-Purtroppo con il pareggio a Canosa alla penultima giornata il Chieti depaupera completamente i punti di vantaggio che aveva accumulato ed è costretto allo spareggio. Con quale spirito avete vissuto le due settimane che vi separavano da Latina?
Canosa ? Un clima surreale tra spintoni e minacce,la settimana prima dello spareggio non riuscivamo a prendere sonno.

-Sappiamo tutti com'è finita quel 18 maggio 1986, nonostante la tua parata su Cancellieri...I rigoristi erano già stati scelti in settimana o si è deciso al momento? Vi eravate allenati per quella possibilità?
Certo! Anche se ancora oggi non mi spiego perche’ Vala’ che era il primo rigorista non calcio’ e sia La Palma che il povero Corrado(ragazzo di bonta’ rara) cambiarano lato, tutto divenne irrazionale.

-Chi fu il primo a parlare al rientro negli spogliatoi e cosa disse?
Non volava una mosca purtroppo silenzio tombale.

 

-Giriamo pagina, riparte una nuova stagione, il Chieti con una coppia di difensori centrali nuova e diversi altri innesti (tra tutti Stefanone Sgherri) ritenta la scalata. Che sensazioni accompagnavano la squadra nel precampionato?
Vero, anche se il leader di quella squadra fu Ilari,uomo vero di sostanza. L’atmosfera cambio’ non si poteva piu’ sbagliare si rischiava di essere tagliati in un attimo.

 

-Alla seconda giornata subito una scoppola terrificante (4-0 a Manfredonia) ma il Chieti riparte da lì e non si ferma più! Cosa è scattato dentro di voi dopo la figuraccia in terra pugliese?
Fu terribile! Fummo multati, a me Orazi disse che avevo solo un'altra possibilita’, anche se penso a tutt’oggi che in quella partita io fui uno dei migliori.

-Il Chieti domina il campionato e stavolta non c'è rimonta che tenga. Il 22 marzo 1987 la vittoria con il Corato all'Angelini sancisce la matematica promozione con quattro giornate di anticipo! Come hai vissuto la settimana di attesa?
Non come sarebbe stato l’anno prima,vincere non rimargino’ completamente le mie ferite. Comunque si diventa migliori dopo le sconfitte.

 

-Finalmente domenica ma subito un giallo: alcuni tuoi compagni rimangono feriti per un esplosione nell'auto di Mattioli. Ci racconti com'è andata e la vostra reazione quando siete venuti a conoscenza dell'accaduto?
Prima della partita Orazi ci disse (testuale) “quelle teste di cazzo ne hanno fatta un'altra delle loro”.Mattioli, Sgherri, De Amicis e Borrelli erano un po’ esuberanti gonfiarono dei palloncini con l’elio……incredibile.

 

-Un brivido che sembrava potesse rovinare la giornata ed invece un Angelini vestito a festa e pieno di palloncini vi accoglie in campo. Cosa ti è rimasto nel cuore di quell'atmosfera?
Il trofeo che mi fu donato dagli stessi tifosi che mi aggredirono l’anno prima, bella soddisfazione.

 

-Unica piccola nota stonata per te la perdita dell'imbattibilità che durava da ben 713 minuti, dalla rete subita da Sopranzi a Tolentino...Se non vado errato, nella storia recente del Chieti, è un record ancora ineguagliato...
.All’87mo del secondo tempo e poi credo altre partite senza gol. Quell’anno a dispetto di come potrebbe sembrare fui molto determinante nelle partite che ci permisero di staccarci.

 

-Fischio finale ed invasione di campo; finalmente si festeggia! Voi come e dove lo avete fatto? Ricordi qualche aneddoto di quella serata?
Beh, grande soddisfazione, ma si percepiva un’aria strana ,come se avessimo fatto il minimo sindacale.

-C'è ancora un ultimo impegno da onorare. Il Chieti fa molta strada in Coppa Italia Dilettanti, facendo fuori squadre mai incontrate prima come Valdagno e Seregno. Cosa ricordi di quelle trasferte così lontane? Com'erano vissute dalla squadra?
In allegria.La coppa all’inizio era quasi un divertimento poi andando avanti le cose cambiarano.

 

-La semifinale con il Seregno non fu per deboli di cuore: dopo la sconfitta 3-1 dell'andata in terra brianzola il Chieti doveva rimontare ma ad una quarto d'ora dalla fine era ancora 0-0. Poi Ilari e Gialloreto regalarono la finale! Cosa ricordi di quella partita?
Una discussione tra Orazi e Di Lello che giocava in coppa per accordi presi tra di noi in precampionato. Orazi la finale voleva che la giocassi io ma non era giusto perche’ comunque di Lello aveva contribuito.

-Finalissima contro l'Avezzano a Castel Di Sangro; purtroppo non si riesce a chiudere con la ciliegina sulla torta. Tu che sei stato sempre presente in tutte le partite di campionato assisti dalla panchina e “grazie” ad un intervento poco ortodosso di Di Lello il Chieti prende gol in zona Cesarini dicendo addio al “double” coppa-campionato. Come hai vissuto la delusione dell'esclusione e della sconfitta maturata?
Si, forse la punizione non era irresistibile ma sbaglia chi gioca come diceva il grande Boskov.

 

-I ricordi di quella stagione si chiudono con due amichevoli di “lusso”. Vittoria contro gli eterni rivali 2-1 e sconfitta contro la Roma. Che emozione è stata per te vedere in campo gente come Tancredi, Conti, Pruzzo ed Ancelotti?
Beh ho giocato amichevoli contro Platini, Maradona, Domenghini, addirittura avevo 14 anni Sulmona Foggia...fantastico.

 

-Stagione 1987-88; nonostante la promozione appena ottenuta il Chieti cambia pelle. Arrivano tanti giocatori nuovi ed un nuovo mister. Secondo te perché Feliciano Orazi non fu confermato in panca?
Giammarinaro prese in mano la situazione e l’allenatore era solo un suo esecutore…………Pinna infatti.

 

-Dopo qualche apparizione ad inizio torneo mister Bruno Pinna ti relega in panchina a vantaggio di Venturelli. Come hai vissuto quella stagione?
No io non andai in panchina mi presi in malo modo con Giammarinaro che mi relego’ fuori rosa e visto che avevo un contratto mi ando’ anche bene perche’ completai gli studi.

 

-A fine anno lasci il Chieti e torni nella tua L'Aquila, immagino grazie allo stesso Orazi. Cosa non rifaresti della tua esperienza in neroverde?
Non mi sposerei…………….scherzo naturalmente,le cose si vivono e per fortuna non si rifanno,e’ stato un periodo fantastico ho due figli nati a Chieti e ancora oggi grandi amici. Sportivamente avrei ,forse,meritato di piu’ perche’ ero bravo.

 

-Alcune curiosità. La prima: quanti gol hai subito su punizione da Carmelo Genovasi in allenamento?
Genovasi con me bestemmiava,segnava ma spesso toppava.

- Ricordo che in quegli anni in diverse occasioni qualche tuo compagno donava un mazzo di fiori al settore Ultras; era un’iniziativa della società o di voi calciatori?
Credo la societa’.

-In quale fondamentale tra i pali ti sei sempre sentito più sicuro e quale invece avresti voluto migliorare ancora?
Ero abbastanza completo forte sulle uscite alte,un po’ rigido nei movimenti e caratterialmente controverso,diciamo bravo per quella categoria.

-Dopo la fine della tua carriera da calciatore hai avuto modo di rientrare nel mondo del calcio? 
Ho allenato due anni in Eccellenza ed ho smesso per doveri professionali. Il mio lavoro e’ impegnativo e complesso …..oggi ho una buona affermazione professionale.

-Massimo, tu giocavi a calcio con le maglie di lana e i numeri cuciti a mano,senza nomi sulle spalle e sponsor, quello che noi tifosi rimpiangiamo.  Oggi in campo addirittura scarpini personalizzati…Cosa pensi del calcio moderno? Ti piace? Lo segui ancora?
Francamente non molto,una volta giocavamo perche’ piu’ bravi e per questo ci pagavano oggi pagano per giocare raggirati da procuratori e faccendieri di ogni tipo.

-Di cosa si occupa oggi Massimo Di Carlo da “grande” ?
Sono un Private banker oggi con S.Paolo Invest gruppo Fideuram dopo 25 anni con mansioni manageriali in Banca Mediolanum,ho un portafoglio finanziario di 25 milioni di euro con 150 clienti,e una discreta autostima.

 

-Oltre alla tua compagna, cosa ti ha lasciato dentro la città di Chieti ed il calore della sua gente?
Chieti non mi ha lasciato, fa parte di me. Due mie figli ci sono nati,mia moglie e’ teatina,la vivo quotidianamente per piacere e per lavoro anche se risiedo a Pescara.

 

Grazie Massimo per la disponibilità, a Chieti ti ricorderemo sempre con affetto!! Un abbraccio caloroso da TifoChieti.com!

Grazie a te mi hai onorato,non credevo di meritare tanto!

Ciao

MASSIMO DI CARLO

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