Il fronte era passato solo da qualche giorno e le persone non ancora si rendevano conto che eravamo passati dalla Repubblica Sociale Italiana al Regno del Sud, sempre nella stessa Italia. Si sapeva dello sbarco in Normandia e le notizie erano di aspri combattimenti ma gli alleati erano sulla strada che portava verso la Germania e alla fine della guerra, almeno in Europa. Quanto si doveva aspettare? 
La mia giovanissima età non mi aveva impedito di assistere nell’ultimo anno a due episodi rilevantissimi, dal punto di vista militare, che mi avrebbero fatto riflettere negli anni. 
1) Lo sfaldamento del nostro esercito all’alba dell’8 settembre specie a Chieti. Io abitavo tra due caserme importantissime quali la Vittorio Emanuele (ora Spinucci) e la Berardi e vedere lo sgretolamento di questa istituzione per lo svuotamento delle loro caserme e magazzini, mi sembrava la caduta di qualcosa che ci apparteneva. 
Riflessione: dopo aver letto tutta la storia dopo l’8 settembre, siamo sicuri dello sfaldamento totale delle nostre forze armate? Molti reparti non si sgretolarono nell’Italia del Sud, compresa la Sardegna, e in alcune zone d’oltremare come Corsica, Croazia. Tranne alcuni reparti che rimasero con i Tedeschi, tutti gli altri formarono il 1° Raggruppamento Italiano che riscattò l’onore nazionale e della bandiera.
Ma ci siamo scrollati d’addosso la “sindrome” dell’8 settembre?.
2) La sera del 10 giugno ho visto prima paradutisti della “Nembo” sotto i nostri balconi e la mattina sfilare sotto i nostri balconi i soldati italiani, allora ho pensato che il nostro esercito c’era ancora e noi potevamo contare ancora su di loro. I soldati che hanno combattuto da Monte Lungo sino alla linea Gotica, saranno ricordati per il loro coraggio e abnegazione? Spero proprio di si. Tutti i loro morti, feriti e dispersi saranno ricordati.?Alla storia la sentenza!
Certamente la nostra situazione era molto diversa dalle altre città, il fronte era a pochi chilometri e la città era stata dichiarata “aperta” situazioni, queste, che ci lasciavano in posizioni ibride anche se tutti pensavano che il fronte si spostasse velocemente verso il Nord.
Nel periodo precedente alla liberazione non si aveva voglia di pensare molto al calcio, ma qualche timido segnale già si avvertiva negli ambienti sportivi. Nel mese d’aprile il Chieti allestì una squadra di giovani e disputò qualche amichevole con formazioni comprendenti molti giocatori che erano sfollati nella nostra città. I nomi erano dei più svariati: Liberi calciatori di Chieti, Aspromonte sfollati siculi-calabresi, Audace sfollati insomma forse era forse una speranza che il nostro assedio stesse per finire? Una rappresentativa militare tedesca si esibì contro il Chieti ma perse per 6-1. Poi tutto tornò come prima e si aspettava solo che la città fosse liberata. Dopo il 10 giugno la squadra cominciò ad attrezzarsi e alla fine di giugno-luglio disputò diverse amichevoli con formazioni della zona e militari, si ricordano Chieti - Rappresentativa 68° Rgt fanteria (1-0) e Rappresentativa VIII^Armata Inglese(2-0). S’incominciava a tracciare l’intelaiatura della squadra che avrebbe fatto parte di un campionato Misto regionale che doveva iniziare il mese di dicembre. Dopo dieci giorni dalla liberazione si tenne nella cattedrale un solenne Te Deum di ringraziamento per la fine di tutta la situazione drammatica vissuta da tutti i cittadini e dagli sfollati. 
Erano presenti diverse autorità italiane ed alleate e l’arcivescovo di Chieti, mons.Venturi, nel discorso tenne a rilevare la posizione di Chieti città aperta che unica in Italia poté risparmiare alla popolazione disagi e morte. Una folla di cittadini partecipò all’omelia e si appassionò a quanto Mons. Venturi stava illustrando e al prodigarsi delle altre autorità cittadine con le autorità tedesche e vaticane per il raggiungimento della salvezza della città. 
Ora si doveva pensare al domani e subito si doveva pensava al “mangiare”, alla vita che doveva riprendere, al domani che ci aspettava. La situazione alimentare, appena passato il fronte, a principio non è che fosse cambiata improvvisamente. Si viveva sull’entusiasmo ma le scorte alimentari non ancora potevano arrivare subito e si viveva ancora sulle scorte e sul mercato nero che era fiorito ancora di più, potendo vivere su quanto gli alleati distribuivano, per quanto si poteva. 
Per esempio si poteva ottenere, a prezzi ragionevoli, le scatolette di carne che, a mio parere, erano ottime ma forse era la fame repressa che ci induceva a lodare del cibo che ci mancava?
La farina bianca che le truppe combattenti avevano portato con loro, veniva anche distribuita ai forni che potevano finalmente confezionare il pane “bianco” e venduto senza tessera. Il mio sogno di entrare in una panetteria e comprare il pane che si voleva si era avverato! Qualche rifornimento cominciava ad arrivare e mia nonna ci procurava una polvere di piselli che mia madre ci preparava per la sera, somigliava ad un semolino ma per noi andava bene anche se il gusto di piselli, oggi si direbbe “liofilizzato”, non era gradito a tutti. 
I cinema cominciavano ad offrire qualche film americano, gli alleati ci avevano portato i motivi di Glenn Miller come “Pennsylvania six-five Thousand”, “In the mood”, “Chattanooga choo choo” e tanti altri.
I giovani volevano esprimere la loro gioia d’espressione e questo vento di rinnovamento cominciava a 
contagiare tutti i giovani dell’epoca, le espressioni sopite si stavano risvegliando ed ecco allora delle novità che cominciavano ad avverarsi. 
Appena passato il fronte, a Chieti alcuni giovani formarono il complesso artistico”Amici del teatro” per delle recite straordinarie al teatro Marrucino per il 19 e 20 luglio 1944. Presentarono la commedia ”Se la terra non ci fosse” sogno musicale in 2 tempi e 13 quadri di Tramb e Dipi con musiche originali ed adattamenti musicali del m° Nicola Centofanti. Camillo Tragnone, già funzionario dirigente bancario, con Giuseppe Di Martino e altri collaboratori come gli scenografi Desiderio, Marcantonio e Macchia è stato il fautore o tra i fautori dell’entrata in scena della 1^ rappresentazione teatrale nella nostra città del dopoguerra. Il complesso artistico era composto di giovani ragazzi e ragazze e di un trio vocale chiamato “Alba” e da un’orchestra ritmo melodica. 
Un balletto faceva da cornice alle scene e ai siparietti e diversi professionisti erano addetti alla scenografia, coreografia e agli arredamenti scenici e ai bozzetti scenografici. Ricordo in ogni caso una scena, che era la principale, in tema con il titolo ed era uno sfondo celeste con stelle, poi delle nebulose a spirale, la rappresentazione di Saturno e ai fianchi cime rocciose avvolte dalla nebbia. In piano c’era Giove che seduto cercava di sbirciare la terra attraverso un cannocchiale. Le rappresentazioni si ebbero alla metà di luglio con gran successo. 
Certamente la gente aveva voglia di divertirsi e svagarsi. Nello spettacolo, il mio compagno di scuola Domenico Mantini, già fans del divo Fred Astaire, ballerino e artista cinematografico nordamericano, si era ispirato ai film girati anteguerra nel 1936 ”Seguendo la flotta” e nel 1937 “Voglio danzare con te”, si presentò con numeri di tip-tap che ebbero molto successo sull’onda delle nuove canzoni che gli alleati avevano portato con loro. 
Raffaele Fraticelli con le sue filastrocche dialettali si confermò, in seguito, il poeta dialettale teatino per eccellenza e si potrebbe chiamare anche cantore. Ricordiamo il corpo di ballo formato da ragazzi e ragazze che sotto la coreografia di Carosella profusero tutta la volontà della gioventù, poi tutti i giovani attori che affiancarono un robusto Giove, interpretato da un tonante Emilio Bigi che rese molto credibile la sua parte. Io ancora ragazzino, era sul palcoscenico e avevo seguito oltre alle prove anche le preparazioni sceniche nelle prove.
Sulle prove generali volevo raccontare un aneddoto che riguardava la mancanza cronica, a quel tempo, di molte cose che adesso sembrerebbero normali. Un tecnico del posto aggregato alla compagnia, ci fornì un microfono con asta che situato vicino al boccaporto del suggeritore doveva servire anche per il trio vocale, ma nelle ultime ore prima del debutto generale, si guastò. 
Bastava la sua sostituzione, ma per tutta la città non si trovò uno straccio di microfono o il pezzo da sostituire e gli organizzatori furono costretti a mettere sui manifesti un avviso di rinvio per improvvisa difficoltà. 
Il tecnico ci tenne in campana per circa due giorni al termine del quale ci comunicò che era riuscito a recuperare il pezzo mancante e finalmente si poté cominciare. Non ci furono poi intoppi successivi. Ogni commento, oggi, sarebbe veramente inutile!
In città si andavano preparando altre compagnie di giovani e in una di queste rappresentazioni spiccava una coppia di comici che nell’aspetto facevano la parodia di Stanlio ed Ollio, Questi spettacoli ebbero un enorme successo di pubblico ed anche di critica. Intanto sull’onda dei cittadini avevano voglia di uscire da un periodo abbastanza buio della vita, si allestirono delle orchestre che, ci avevano detto, si dovevano presentare sul palcoscenico sul palcoscenico del Marrucino. Chi era stato alle prove, ci aveva riferito che le musiche e le presentazioni erano di stile Hollywood. Io andai allo spettacolo e rimasi meravigliato e stupito di quanto stavo vedendo. Il sipario si aprì e apparvero due orchestre, una di fronte all’altro a destra e a sinistra sul palcoscenico. L’una, sistemata era a due piani con gli orchestrali con giacca bianca e pantaloni bianchi o neri (non ricordo) era diretta, se non ricordo male, dal giovane maestro Bussetti con capelli folti e baffi neri. Dirigeva in piedi e con l’orchestra si presentò con un motivo di Glenn Miller, “Moonlight serenade”, ed altri motivi conosciuti e la loro musica melodiosa e trascinante non lo dimenticherò. Mi rimase in mente la presenza scenica e i costumi con quelle giacche bianche che facevano veramente tanto Hollywood. L’altra orchestra era una “Band Jazz” diretta dal maestro Aldo Matone che suonava ritmi italiani e americani e motivi che oggi si chiamerebbero “liscio”. Il maestro Matone era al piano e dava ritmo e cadenze alla sua “Band” muovendosi continuamente con il bacino. Lo spettacolo a quel tempo era memorabile e indicava il segnale che si voleva uscire dall’incubo e cominciare a vivere. La gente ballava in teatro e si divertiva moltissimo, le sedie e poltroncine erano state tolte e anche se il pavimento era in leggera salita ci si trovava bene, si cominciava ad ammirare qualche vestito tirato fuori dei bauli ancora con odore di naftalina che era stato tenuto ben nascosto per adoperarlo alla prima occasione. Poi in quel periodo si ballava dappertutto e la gente andava a ballare sempre, i circoli studenteschi si riaprirono (Casa dello Studente alla Villa Comunale), ogni comunità ed organizzazione cercavano di allestire spettacoli pubblici.
E i privati? Si ballava in tutte le case come per recuperare il tempo perduto. Erano in circolazione da poco le famose am-lire stampate dalle autorità alleate con carta poco maneggevole e facilmente sgualcibile. Le cento lire erano di forma rettangolare su campo leggermente celeste con scritta centrale 100 e sotto one hundred LIRE, ai quattro angoli la scritta 100, ai laterali due scritte: issued in Italy.
Il 23 luglio 1944 lo Stato Maggiore Italiano autorizzò la costituzione di due gruppi di combattimento con le Divisioni “Cremona” e “Friuli” trasferiti dalla Sardegna con equipaggiamento ed armamento britannico, tutta l’organizzazione fu affidata al gen. Urbani.
Cominciano a circolare le prime notizie sull’esito della guerra e sui nostri governi. Appena gli alleati entrarono a Roma, il principe Umberto di Savoia assunse la Luogotenenza del Regno insieme al governo Badoglio formato nel Regno del Sud. Dopo qualche giorno lo stesso governo rassegnò le dimissioni. Verso il 20 del mese si formò un governo presieduto da Bonomi e diventò il primo governo dell’era luogotenenziale. A fine agosto gli alleati liberano Parigi e sfondano in Italia con il VIII^Armata Britannica (25 agosto) attaccano la linea Gotica e avanzano dalla parte Adriatica.
Si pensava anche all’altra parte dell’Italia che ancora era in guerra e che sarebbe tornata presto a far parte di un’unica entità nazionale, i giornali parlavano degli avvenimenti che facevano presagire la fine della guerra in Italia e in Europa ma nessuno pensava alla bomba atomica che avrebbe cambiato, l’anno dopo, le sorti della guerra e nel futuro dell’intera umanità. Le persone cominciavano a muoversi nelle diverse località ma gli autobus erano scarsi ma le autorità alleate avevano messo a disposizione della popolazione dei camion scoperti le cui rimesse erano sistemate nell’edificio di fronte alla Caserma “Vittorio Emanuele” ora Spinucci. Questi automezzi nel mese d’agosto trasportavano coraggiosi bagnanti verso il nostro mare, ma le macerie delle località di solito frequentate dai teatini erano ancora evidenti e palpabili e le poche spiagge da poter frequentare distavano lontane dai centri abitati. Sulle spiagge la presenza di qualche mina poteva essere molto pericolosa, oltre a masse di 
macerie che non ancora erano state sgomberate e delle volte, si evidenziavano a soli pochi metri dalla spiaggia. Qualcuno raggiungeva il mare con le restanti biciclette, nascoste ai tedeschi, si tuffavano per refrigerio ma dovevano augurarsi di non avere guasti o contrattempi perché di quei tempi avere pezzi di ricambi e pneumatici non era difficile ma difficilissimo. Insomma i giovani nell’estate si avventuravano in quei posti che fino a pochi mesi prima vi era la presenza militare sia dell’una che dell’altra parte.
I camion erano anche necessari ma non potevano sostituire il servizio che, almeno in parte, faceva il tram per la città. Qualche autobus rimesso su alla meglio faceva il servizio per Chieti Scalo e dintorni e per Pescara. Solo nel giugno 1950, questo lo ricordiamo, si inaugurò il servizio filoviario Chieti Scalo-Chieti-Città e ritorno con servizio interno perché passava per il Corso Marrucino.
Ma negli ultimi anni per il crescente traffico cittadino,il percorso fu spostato verso l’esterno della cinta cittadina. Le scuole erano state riaperte e parecchi di noi si accingevano a frequentare le scuole medie superiori ed entrare così nell’”Elite dei grandi”, eravamo consapevoli di affrontare una nuova vita di studio e lavoro, pensando alle distruzioni che la guerra aveva portato nella nostra regione e nell’Italia tutta; nella mia scuola cominciarono ad affluire molti studenti non solo dalla vicina Pescara ma anche dalle varie località della provincia. Insomma una parvenza di ripresa della vita s’intravedeva ed eravamo consapevoli, a quanto dicevamo “i grandi”, di avere un futuro veramente laborioso. Le radio erano state tirate fuori dai loro nascondigli e, a casa, la nostra cara CGE ricominciò a funzionare e si cominciava 

a sapere notizie sui vari fronti di guerra specie quelli italiani, non sembrava vero che si potesse ascoltare la radio senza essere denunciato. Le cannonate non ci affliggevano, l’aereo notturno che girava sopra la città e che poteva sganciare il suo spezzone era scomparso, non si sentiva più il sibilo delle cannonate e non stavano sempre rintanati nelle cantine. 
Si poteva andare a messa senza la paura di essere prelevati all’uscita dai tedeschi per essere inviati a scavare postazioni al fronte. Basta lunghe file per procurarsi l’indispensabile. 
C’era qualche piccolo inconveniente dovuto al passaggio del fronte in pratica la mancanza d’energia elettrica e per qualche settimana abbiamo dovuto adoperare i lumi a petrolio per illuminarci, ma tutto poi ritornò a posto.
La caserma Berardi era ormai occupata dagli sfollati che ci restarono ancora per diverso tempo prima che tutto potesse prendere funzionalità. 

Il vastissimo piazzale fu momentaneamente occupato da molti ragazzi e giovani di Chieti che ne fecero dei campi da gioco per il pallone. In effetti, si erano formati diversi campetti, ma senza pali. Nel vasto piazzale vi erano delle buche rettangolari riempite d’acqua che contenevano carcasse di animali morti. Nessuno ancora aveva pensato a togliere questo residuato di guerra e noi invece giochevamo nella speranza che qualcuno provvedesse. Dopo pochi giorni tolsero il tutto rendendo meno maleodorante il piazzale.
Dicembre 1944:La SS Chieti si riorganizzò e con il presidente Nicola D’Alessio, molti dirigenti e un appassionato allenatore Guglielmo De Filippis cercarono di allestire una squadra che doveva competere oltre che con il Pescara(Serie B), con diverse realtà regionali quali: Forza e Coraggio Avezzano, Frentana Lanciano, Sagittario Lanciano, Vis Penne, Sportiva Aquila, Casauriense Tocco, Vastese, Pratola Peligna e Sulmona. I giovani lanciati dalla Società nelle amichevoli nei mesi di aprile-giugno –luglio erano: Basciani I°, Di Renzo Enzo, Melilla, Mirra, Paciocco, Pinti, Sammartino, Zanterini. 
A dir il vero due di loro avevano già debuttato: Sammartino (1 presenza nel Regionale 1939-40); Melilla (1 presenza in Serie C 1940-41, 2 presenze in Serie C 1941-42 ).A loro si aggiunsero i giocatori del passato campionato di Serie C e precisamente il portiere Mario Di Luzio Mario, poi con presenze totali nei vari campionati Di Clemente II°, Guido Di Luzio(88), Alfiero Rota (64, già capo cannoniere Girone Serie C-1942-43), Gildo Sbaraglia(71), Renato Tiriticco (32). 

Poi la squadra si avvalse di Giunchi (già paracadutista della Nembo si fermò nella città), e acquistò, già si cominciava ad intravedere la prima campagna acquisti, Strinati e Moretti della Ternana.
Incominciò il campionato e nel mese di dicembre il Chieti incontrò fuori casa il Sulmona vincendo per 4-1 e poi in casa alla Civitella vinse con l’Avezzano per 1-0. 
In questo periodo nell’Italia del Nord i campionati sono stati tutti sospesi ma i tornei sono numerosissimi.
Il Varese partecipa al Girone Lombardo con Ambrosiana, Atalanta, Brescia, Cremonese, Fanfulla, Milan e Pro Patria. 
Vittoria dell’Ambrosiana, al secondo posto il Varese (All. Zamboni). Il Varese partecipa al Girone Lombardo con Ambrosiana, Atalanta, Brescia, Cremonese, Fanfulla, Milan e Pro Patria. Vittoria dell’Ambrosiana, al secondo posto il Varese. Il 20 febbraio 1944, Milano-Varese 0-0. Il Varese giocò con questa formazione: Diamante, Signorotto, Remondini I, Villa, Arezzi, Mazzotti, Ghirlanda, Turioni, Meazza Giuseppe, Santini, Ottino*. All. Meazza-Zamboni. Il Varese aveva in forza tra i suoi giocatori l'ala Valeriano Ottino (ala sinistra, 24-2-1923,Vercelli). che allenerà il CHIETI in 4^Serie Eccellenza/B nel campionato 1957-58. Con il nuovo anno già si cominciava a pensare che la guerra stesse per finire e l’Italia non an

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