di Franco Zappacosta

Andrea Masciangelo fa cinquina. Nel senso che è alla sua quinta esperienza come manager calcistico. E’ stato scelto dal nuovo presidente del Chieti, Antonio Mergiotti, quale direttore generale della società neroverde. Il giovane dirigente (è nato il 20 febbraio 1978) ha già ricoperto medesimi incarichi al Francavilla, all’Angolana, al Teramo e l’anno scorso alla Vastese. Adesso l’attende il compito durissimo di rilanciare un Chieti che esce da stagioni di precarietà (anche l’ultima, conclusasi con il ritorno in serie D, ha avuto passaggi di grande difficoltà).

Per me è un’occasione importante sul piano professionale e anche molto gratificante da un punto di vista strettamente personale – dice Masciangelo – ho davanti un’enorme mole di lavoro ma affronto l’impegno con entusiasmo. Mi attende una bellissima esperienza”. Sotto l’aspetto logistico e organizzativo i problemi da risolvere sono tanti, per non parlare di un progetto tecnico che è ancora tutto da varare. “Sì, vedo una serie infinita di ostacoli. Per esempio ieri siamo stati a Cepagatti per visitare il campo dove la squadra si allena e sono entrato nel locale che ospita la segreteria notando con stupore che era priva di computer e stampante. Abbiamo provveduto subito a darle le attrezzature necessarie per farla funzionare bene. Il numero delle cose da fare però non ci scoraggia. L’entusiasmo non manca e ringrazio il presidente Mergiotti per avermi chiamato, a lui mi lega una vecchia amicizia”.

Masciangelo ha ampliato la sua analisi. “Chieti è una piazza storica in Abruzzo e merita grande rispetto. Queste considerazioni hanno spinto il Gruppo rappresentato da Mergiotti e composto da imprenditori della regione a salvare l’iscrizione alla serie D che era a forte rischio. Sono state salvaguardate società e categoria. Ora siamo decisi a costruire a Chieti qualcosa di duraturo proprio perché lo merita la città per le sue importanti tradizioni sportive. Per quest’anno vogliamo ricreare le basi che possano consentire più in là di varare programmi tecnici di un certo spessore. Niente avventure o temerari tentativi di ottenere subito i cosiddetti grandi risultati. Assestamento, consolidamento, mantenimento della categoria, in seguito sarà possibile spingersi oltre”.

Ecco il tema sensibile, il progetto tecnico: allenatore, allestimento dell’organico, obiettivi. “Ogni costruzione deve partire da fondamenta solide ed è questa adesso la priorità. Ripeto: prima le basi, poi tutto il resto. Abbiamo fatto un sopralluogo allo stadio Angelini e al campo di Cepagatti. La situazione dell’Angelini è desolante, né gode di buona salute anche l’altro impianto. Perciò dico che occorre in via prioritaria rimettere a posto le strutture come dio comanda, riorganizzare l’intero settore giovanile e in questo contesto pensare alla parte tecnica senza farne il motivo dominante. Tutto in armonia. Intanto è stata sistemata la segreteria che resta affidata a Francesco Prospero. L’Ufficio rimane per il momento presso il campo di Cepagatti in attesa di trovargli una collocazione migliore e più funzionale magari all’interno dell’Angelini. Di queste cose aspettiamo di poter parlare con il sindaco”.

Per l’allenatore la fumata bianca ormai è attesa a stretto giro. “Cerchiamo un tecnico di categoria, esperto, che garantisca il minimo margine di errore. Ecco il profilo. Gli affideremo la missione di conservare la categoria e questo obiettivo ci auguriamo che sia condiviso dai tifosi. A loro parliamo con franchezza e onestà, nessuno cerca il facile consenso attraverso promesse impossibili da mantenere”.

Confermato il ritiro ad Alfedena. “Dopo qualche giorno a Cepagatti, il 28 luglio ci trasferiremo in montagna per restarci la prima settimana di agosto”. All’inizio della prossima settimana è prevista la conferenza stampa di presentazione generale. Forse col nuovo allenatore presente.

E’ intanto saltata, per il disimpegno del diretto interessato, la nomina del teatino Tony Iannotti a direttore sportivo. Dopo una breve riflessione ha detto: “A malincuore, per motivi strettamente personali, devo rinunciare all’incarico. Mi sarebbe davvero piaciuto lavorare nella mia città”.

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