(di Franco Zappacosta)

 

Hanno risposto in trecento ieri sera, martedì, all’adunata dei tifosi convocata dal Gruppo ultrà “89 mai domi” per discutere le iniziative da prendere in seguito alle voci che vogliono il Chieti in procinto di essere ceduto dall’attuale presidente Filippo Di Giovanni all’imprenditore Attilio Di Stefano. L’assemblea si è svolta al White House di fronte allo stadio Angelini, una location diventata ormai consueta per gli appuntamenti importanti della frangia calda del tifo neroverde, quella che occupa la Curva Volpi. All’assemblea ha partecipato l’ex presidente Giulio Trevisan. Una presenza particolarmente significativa perché Trevisan ha sottinteso – con questa esposizione personale ufficiale – la serietà dei propri intenti. E’ deciso fermamente a rilevare <l’associazione> sportiva neroverde (associazione e non società, un distinguo giuridico che Trevisan ha sottolineato con molta chiarezza per far capire a tutti come stanno le cose in base all’attuale struttura del club).

Ha parlato per primo Francesco Salvatore, leader del Gruppo Mai Domi che ha ammesso con franchezza gli errori fatti nel recente passato. Quelli di aver gestito non nel modo giusto i rapporti con Trevisan nel periodo della sua presidenza e di aver fatto da garante l’anno scorso per Di Giovanni. <Grosso abbaglio – ha confessato – visto ciò che sta accadendo. Ma ora il Gruppo è pronto a forme di mobilitazione e di protesta anche clamorose per sbarrare il passo all’ingresso di Di Stefano. <Non abbiamo paura di nulla, siamo disposti a tutto, stavolta non consentiremo che certi personaggi possano prendere il Chieti con scopi speculativi, per fini personali, privi di un pur minimo attaccamento ai colori, verso i quali sono completamente estranei. Raggiunto l’obiettivo, lasciano macerie dopo il loro breve passaggio. Lo ripeto: non abbiamo paura di nulla. Mi preme anche sottolineare che presso la nostra sede, ad ogni tornata elettorale, c’è stato sempre il via vai di chi è venuto a chiedere consenso. L’anno prossimo quando a Chieti si rivoterà per le amministrative ce ne ricorderemo…>. Parole forti, quelle pronunciate da Salvatore. Il fatto è che in questo delicato momento e dopo le durissime lezioni subite nel recente passato occorre una scossa vigorosa per svegliare e smuovere i distratti, i pigri e i sonnolenti.

 

 

Giulio Trevisan ha ripercorso la sua esperienza di proprietario e presidente del Chieti dalle origini ad oggi. <Ho investito risorse, non poche, e sono ancora disposto ad assumermi impegni importanti per dare un futuro al Chieti. Anche quando, recentemente, sono rimasto ai margini non ho mai fatto mancare il mio sostegno favorendo, ad esempio, utili contratti di sponsorizzazione. Ma io non sono il tipo che ama guardare più di tanto al passato, non dobbiamo farci condizionare da quello – bello o brutto – che abbiamo alle spalle. Adesso bisogna di pensare al futuro e programmarlo nel migliore modo possibile. Ho già alcuni imprenditori pronti a partecipare nella gestione del Chieti ma l’attuale associazione va giuridicamente trasformata in società dilettantistica perché chi entra chiede, ovviamente, la garanzia di detenere quote dell’entità che andrà ad essere costituita. Per farlo ci sono scadenze ravvicinate, il tempo stringe. Essendo attualmente un’associazione, Di Giovanni può cedere il Chieti a chi vuole. Io spero ci ripensi e che mostri disponibilità a valutare le mie proposte. Vi dico che contatti ci sono già stati sia in forma diretta sia attraverso i nostri rispettivi legali, però in concreto non è mai stata mostrata un’apertura nei confronti della proposta da me avanzata. Perché? Non lo so. Di Giovanni in fondo è una mia creatura, come dirigente sportivo. C’è stato fra noi anche un bel rapporto di amicizia, non so perché adesso abbia assunto questa posizione che sembra di totale rigidità>.

Trevisan si è soffermato su altri importanti temi. <Non li conosco, ma non credo che i conti siano caratterizzati da forti criticità. Bisogna innanzitutto vedere se è tutto a posto con i versamenti Iva in base alle fatture emesse. Ecco il primo obiettivo. Poi so che ci sono sospesi nei confronti dei tesserati, altro punto caldo. Io a suo tempo con Aielli raggiunsi una transazione. Ora, ad esempio, bisognerà parlare con Lucarelli per sapere qual è la situazione. Stessa cosa va fatta con altri. L’organico andrà potenziato dedicando una prioritaria attenzione ai fuori-quota che sono sempre merce rara, i migliori si accasano subito e c’è il rischio di arrivare tardi in questo fondamentale settore del mercato. Io avevo già preso contatti con alcuni procuratori per una prima valutazione, credo che possiamo farcela ancora, ma occorre fare in fretta>.

Altro argomento nevralgico. <Chieti non è una città che può permettersi concorrenza in casa. Non può esistere un’altra società, mi riferisco al Sant’Anna, perché non vi sono le risorse per sostenere due realtà. Deve essercene una. Con l’altra bisogna studiare forme di collaborazione che aiutino a tenerla in vita ma con un rapporto simbiotico e armonico con quella maggiore. Idem a proposito del River. Non voglio che scompaia, figuratevi, io sono stato un dirigente del River. Ma è necessario ripensare il tutto perché l’esistenza di ogni club sia priva di stenti>.

Gli chiedono perché il Chieti figura domiciliato ancora presso la sua azienda: <Solo per una questione di pigrizia, nessuno ha provveduto a spostarla. Questa la ragione, non c’è altro…>.

Trevisan ha inoltre rilanciato un argomento che gli sta molto a cuore. <L’Angelini mi intristisce, quando metto piede in questo stadio, avverto dentro di me non l’entusiasmo che bisognerebbe provare andando a vedere una partita di calcio e a tifare per la propria squadra. C’è già un’idea che guarda alla realizzazione di un nuovo stadio, l’ha abbozzato l’architetto Perinelli. Io ci credo. E vi dico anche che Trevisan non deve guadagnarci nulla, non ha secondi fini, ogni progetto è un passo da compiere per il futuro del Chieti. La squadra? Detto dei fuoriquota, aggiungo che l’obiettivo deve essere quello di disputare un buon campionato, una stagione dignitosa che non ci veda raccogliere quattro-cinque palloni nella nostra porta ad ogni partita. Non farei mai, come non ho fatto mai in passato, promesse per obiettivi impossibili da perseguire. Mi dicono che quando parlo non suscito entusiasmo, non accendo i cuori e non sono un trascinatore, ma è il mio carattere: serietà, pragmatismo, concretezza. Questo ha consentito che l’azienda fondata da mio padre molti anni fa sia ancora in vita in un’area industriale dove abbiamo nel frattempo assistito alla scomparsa di tanti insediamenti>.

Qui Francesco Salvatore ha rivolto un opportuno invito agli ultrà: <Avverto subito che noi dovremo regolarci di conseguenza. Essere pazienti, tifare anche se non dovessero arrivare i risultati giusti, bisognerà sempre dare fiducia al Chieti, stare vicino alla squadra, compatti come in passato abbiamo dimostrato di saper fare>.

Di Attilio Di Stefano sono già state dette molte cose perché molte cose (negative) sono state apprese sul suo conto. Parecchi punti oscuri, opacità, interrogativi. Esperienze calcistiche pessime (ne sanno qualcosa a Civitanova Marche dove quest’anno celebrano il Centenario in un quadro di totale desolazione: stanno peggio di noi…), è stato coinvolto in inchieste della magistratura (anche se lui minimizza <cose vecchie, e poi chi è in affari inevitabilmente è esposto a certi rischi…>), nulla si sa di preciso sui settori di attività (tutto nel vago e nell’imprecisato). Davvero Filippo Di Giovanni vuole cedere il Chieti ad un tale interlocutore e rifiutare almeno di valutare con attenzione la proposta che gli giunge dall’ex presidente? Rifiutiamo di crederlo. <Non è uno sprovveduto, tutt’altro> dice di lui Trevisan. Peggio ancora. Ritiene di poter sfidare la piazza che gli è apertamente e clamorosamente ostile? Altra cosa che stentiamo a cedere. E la sua parte politica, con l’appuntamento dell’anno prossimo, non farà nulla per evitare un crollo di popolarità e di consensi? Misteri di una lunga estate calda.

p.s. Un consiglio: i tifosi si rivolgano ad un avvocato esperto di diritto sportivo affidandogli l’incarico di presentare un esposto alla Lega Nazionale Dilettanti. Atto formale ma intanto il Palazzo non potrà semplicemente rimanere a guardare e svolgerà un’opportuna opera di vigilanza. Venga informato lo stesso Gravina, presidente della Federcalcio. Oltre che nel ruolo di responsabile della massima istituzione calcistica italiana, anche come abruzzese non può restare insensibile al nuovo sfacelo che si preannuncia per il calcio di una città capoluogo.

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