Corrado Baglieri  nato a Pachino (provincia di Ragusa) il 4/06/1965, uomo dalla personalità poliedrica, non solo un grande attaccante ma anche un appassionato d’arte, confermi?

“Sì è vero quella per la pittura è una passione che mi porto dietro fin da bambino, anche se purtroppo non ho avuto la fortuna di effettuare gli studi appropriati, frequentando ad esempio l’Istituto d’arte, che magari mi avrebbe permesso di conoscere  maggiormente questa forma espressiva scoprendone tutti i segreti. Il mio genere preferito è quello dell’arte figurativa, mi definirei un surrealista in quanto la mia più grande fonte di ispirazione sono i sogni che poi rielaboro e traslo sulla tavolozza. Il mio soggetto prediletto è la donna, che spesso raffiguro nuda. Questo mio hobby è diventato una vera e propria passione solo dopo aver appeso le scarpette al chiodo, in precedenza non c’è stato paragone era il calcio a prevalere nettamente, poi dagli anni ’90 ho cominciato a concedere sempre maggior tempo e spazio alla pittura. Devo ammettere che farsi spazio anche in questo ambito non è affatto facile, ecco perché ultimamente ho deciso di veicolare le mie opere attraverso il social network Facebook. In passato però mi è stata data la possibilità di esporre le mie creazioni sia alla Bottega d’Arte in Corso Marrucino, che al Palazzo Sirena a Francavilla, vendendo anche diversi miei lavori. Certo non è facile conquistare la fiducia di un gallerista, ma sto provando a ritagliarmi il giusto spazio anche in questo campo”.

Ci risulta che hai un animo molto sensibile e ti dedichi attivamente ad iniziative di solidarietà, supportando, ad esempio, l’attività dell’Integra Sport. Illustraci meglio le principali finalità di questa realtà sportiva.

“Si tratta di una realtà sportiva di calcio a cinque nata in seno alla Caritas Diocesana di Chieti – Vasto in collaborazione con  il CSI Centro Sportivo Italiano di Chieti. L’ideatore e il promotore principale di questa realtà è Carlo D’Angelo, allenatore ed anima della società, con il quale parlai questa estate dandogli fin da subito massima disponibilità per una proficua collaborazione. A causa di molteplici impegni lavorativi il mio apporto finora non è  stato molto costante. Spero di essere più presente in futuro. Questa squadra composta non solo da giovani italiani ma da boliviani, argentini,marocchini,tunisini, algerini,albanesi rumeni, israeliani ed eritrei, rappresenta dunque una bella realtà multiculturale, il cui obiettivo principale è quello di promuovere l’integrazione sociale attraverso lo sport puntando alla costruzione di una società fondata sui valori dell’uguaglianza e della coesione sociale, demonizzando l’assunto secondo il quale la diversità rappresenta un disvalore. Proprio recentemente ho fatto inserire in squadra un mio collega di lavoro boliviano,Omar Sanchez. La squadra che disputa le proprie gare presso la palestra della scuola media Chiarini – De Lollis sta tra l’altro disputando un campionato di vertice”.

Calcisticamente parlando possiamo definirti un prodotto del vivaio della Roma. Con la maglia giallorossa hai esordito nella massima serie ancorché in un match di Coppa Italia, nella partita contro la Reggiana vinta per 1-0. Cosa ricordi di quel giorno?

“Entrai all’inizio del secondo tempo per sostituire Ciccio Graziani, fu una grandissima emozione. Devo ammettere però che c’è un aneddoto da svelare. Vi assicuro che non mi aspettavo di essere aggregato alla prima squadra. Stavo disputando  il Torneo di Viareggio con la Primavera, di mister Benetti, ero nella mia camera quando ad un tratto arrivarono Perinetti, Previti e Viola che mi prelevarono per raggiungere la squadra. Ebbi la fortuna e l’onore di giocare all’età di 17 anni con Falcao, di duettare con Bruno Conti e con Pruzzo. Per me era già una soddisfazione incredibile essere stato convocato, giuro che non mi aspettavo di entrare. Quando Liedholm mi disse di andare a scaldarmi il cuore mi batteva all’impazzata, son sensazioni uniche…”.

Successivamente tanta gavetta e goal a raffica nell’attuale Lega Pro, indossando le maglie di Francavilla, Nocerina, Carrarese, Chieti, Ravenna,  Potenza, Teramo e Benevento. Qual è il tuo più bel ricordo e quale invece il più grande rammarico?

“Beh un’altra grandissima soddisfazione ottenuta sempre con la Roma fu la vittoria dello scudetto Primavera ottenuta contro il Milan dei vari Costacurta, Cimmino e Gadda, nel campionato ’82-’83. Una partita che invece mi è rimasta sul groppone e che rappresenta per me un grande rammarico è senz’altro lo spareggio di Cesena. Fu per me una grande delusione, giacché un’eventuale e peraltro meritata vittoria,  avrebbe senza dubbio cambiato le sorti dell’era Mancaniello-Gaini".

Le 123 presenze con la casacca neroverde condite da 34 goal, stanno a significare che quella teatina è stata sicuramente una tappa importante nella tua carriera. Che ricordo conservi delle quattro annate trascorse complessivamente qui a Chieti?

“Conservo tuttora un bellissimo ricordo del periodo trascorso qui a Chieti, soprattutto per quanto  concerne il primo biennio (‘88/’90), feci davvero goal a raffica. Il mio secondo biennio in neroverde (‘94/96) fu nettamente meno felice, macchiato anche da una retrocessione, anche se poi fummo fortunatamente ripescati".

Riportiamo di seguito la classifica generale dei cannonieri neroverdi:

1.ROTA ALFIERO (6); 70
2. ESPOSITO ARMANDO (5); 69
3. SGHERRI STEFANO (7); 56
4. BERARDI WALTER (9); 53; 
5. FICHERA LUCA (3); 44
6. ROSA ALESSIO (4), 37
7. FIASCHI FABIO (5); 35
8. BAGLIERI CORRADO (4); 34
9. GENOVASI CARMELO (3); 32 
10. ORAZI LUIGI (5); 31
11. ASCATIGNO FERDINANDO(2); 31

All’8° posto troviamo proprio Corrado Baglieri. Che effetto fa sapere che il tuo nome è ancora bene impresso non solo nella mente dei teatini, ma soprattutto nella  storia della Chieti Calcio?

“Questo fatto mi lusinga e mi fa enormemente piacere. Ho dato tanto a questa maglia ed a questa città ma ho ricevuto altrettanto soprattutto da parte dei tifosi che sono davvero splendidi e che tuttora mi manifestano il proprio affetto, è davvero fantastico rendersi conto che non mi hanno dimenticato, così come io non ho dimenticato loro. È per me motivo di grande orgoglio sapere di trovarmi un gradino più su rispetto a Genovasi. A mio parere il soprannome di ‘el matodor’ gli calza a pennello, nei calci piazzati era davvero un cecchino infallibile".

Seppur non consecutivamente, hai indossato la casacca neroverde per quattro stagioni, c’è un compagno d’avventura a cui ti senti particolarmente legato?

“Devo dire che grazie a Facebook, che è un open- space incredibile, se ho avuto la fortuna di ritrovare parecchi compagni delle passate stagioni. In ogni caso, mi è capitato di rincontrare personalmente Fiaschi e Sgherri, mi sento di tanto in tanto con Pagliari, mi è capitato di rivedere anche Consorti e De Amicis".

A proposito di Chieti, continui tuttora a seguire le sorti della squadra teatina? Dove pensi possa arrivare il Chieti di Silvio Paolucci?

“Certamente, il mio interesse per le sorti della squadra resta assolutamente sempre vivo e, seppure non sempre direttamente, mi tengo costantemente informato anche grazie al vostro sito che mi ha concesso l’onore di rilasciare questa intervista. A causa di vari impegni personali ho potuto seguire personalmente solo le prime partite di campionato, apprezzando molto le qualità di diversi calciatori tra i quali Gammone, molto bravo e rapido. Il ragazzo è in continuo crescendo, penso che inizialmente abbia fatto un po’ fatica ad emergere, ma ora sta mostrando tutte le sue qualità. Anche Fiore non passa certo inosservato, ma il giocatore che mi piace di più in assoluto è Amadio, è dotato di ottima visione di gioco, ha buona tecnica, un bel calcio, insomma ritengo che sia un calciatore completo. Per quanto riguarda la possibile meta di questo Chieti, penso che nonostante la riduzione del budget, quest’anno la squadra abbia tutte le carte in regole per raggiungere posizioni di vertice ed ottenere un piazzamento nei play-off. Per questo un grande plauso va alla società ed allo staff tecnico che ha costruito una squadra giovane ma vogliosa di dare qualcosa, di lasciare il segno. A mio parere la corazzata Perugia farà campionato a sé, ma grazie al lavoro di mister Paolucci, ottimo motivatore e bravo ad amalgamare il gruppo, questa squadra farà molto bene. D’altra parte, attualmente quello neroverde è il secondo miglior attacco del girone ed il mister è stato bravo a registrare la difesa che inizialmente sembrava un po’ incerta".

Ai tuoi tempi c’era ancora un calcio pulito, scevro dalle frenesie delle modernità come, ad esempio, le PAY-TV e la famigerata Tessera del Tifoso. Cosa pensi di queste novità, le consideri regressioni o progressi?

“Proprio quando stavo per concludere la carriera comparve STREAM che poi fu assorbita da SKY. Partiamo subito con una costatazione: le PAY-TV hanno sicuramente comportato un'evidente diminuzione di spettatori negli stadi, a cui ha senz’altro contribuito anche la Tessera del Tifoso. A mio parere, lo stadio non è certo l’unico luogo in cui si possono compiere atti di violenza. Al giorno d’oggi episodi di aggressività si manifestano ovunque, nei locali, per le strade, perciò è piuttosto riduttivo prevedere restrizioni solo per l’ingresso agli impianti sportivi. Secondo gli intendimenti dello Stato, la Tessera nacque come deterrente per la violenza, ma per quel che vedo non è poi così efficace…”

Un’altra piaga del calcio moderno è sicuramente quella del calcio scommesse, sembra davvero una telenovela senza fine. Sarò un idealista, ma mi rifiuto di scendere a compromessi con la logica perversa di questo sistema corrotto. Voglio credere che il nostro calcio non sia dominato da mercenari e che  possa ancora esserci spazio per le cosiddette “bandiere”. La storia della Chieti Calcio supporta questo mio auspicio, ci sono tantissimi giocatori che hanno scritto la storia di questo club mi riferisco, ad esempio, ai vari Sgherri, Gambadori, Pagliari, Bedendo, Marigo, Fratamico, Petraz, Giugno, Berlanda,  tutti calciatori che meriterebbero di essere  insigniti del titolo di neroverdi ad honorem per il loro attaccamento ai colori sociali rimasto immutato con il trascorrere del tempo. Ritengo che la fede calcistica e l’attaccamento alla maglia siano peculiarità innate che non si possono certo comprare. Pensi che questo ideale sia tuttora valido?

“Vorrei che ci fosse ancora spazio per questo ideale, ma temo che al giorno d’oggi la nostra resti solo una speranza. Sto seguendo attentamente l’evoluzione di questo ennesimo scandalo che vede coinvolte presunte bandiere come Doni, che credo nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere immischiato in questa inchiesta. Sinceramente non so qual è la logica che possa spingere queste persone a venir meno ai valori etici che dovrebbero governare questo sport. L’unica apparente ragione è quella di considerare il calcio scommesse come una malattia. Sembrerà ovvio e brutale quello che sto per dirti ma è il vile denaro che governa il mondo. Romeo Benetti diceva che ognuno di noi spende in base a quello che guadagna, ed io credo che non si possa non convenire con lui.”

Il calcio resta per te una grande passione visto che non hai abbandonato questo mondo ed ora ti occupi di calcio giovanile. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta?

“La Sporting Baglieri nacque un anno fa a Pachino in collaborazione con mio fratello Christian, era da diverso tempo che avevamo in mente di creare una struttura del genere. L’A.S.D. Città di Chieti, invece, è nata ad agosto  di quest’anno. Pachino è una cittadina di 20.000 abitanti e solo io e mio fratello siamo stati ‘catapultati’ nel calcio che conta, ecco perché abbiamo deciso di fondare questa scuola calcio, per concedere un’opportunità ai nostri concittadini mettendo la nostra esperienza al loro servizio. In Sicilia siamo organizzati meglio, abbiamo il nostro Centro Sportivo, con ben due campi uno in erba sintetica, l’altro in erba naturale, abbiamo il pullman per il trasporto e disputiamo tutti i campionati giovanili, vantando anche una squadra femminile. Ringrazio mio cognato Francesco Spatola è lui che tiene in piedi questa struttura è l’anima di questa organizzazione. Lì per il momento abbiamo circa novanta iscritti. La situazione qui a Chieti, invece, è un pochino più complessa, abbiamo iniziato da poco è vero ma c’è un evidente problema per quanto concerne gli impianti sportivi. Per il momento ci alleniamo all’antistadio di Santa Filomena, confidando nell’ospitalità di strutture limitrofe per disputare le partite. Qui abbiamo una quarantina di iscritti e le categorie sono Piccoli Amici, Pulcini ed Esordienti. La quota di iscrizione comprensiva di borsone e divise è di 370 euro annui. Mi preme sottolineare, però, che abbiamo stipulato un accordo con i Servizi Sociali, per il quale ringrazio tra gli altri Francesca D’Atri, al fine di consentire a ragazzi provenienti da famiglie disagiate e meno abbienti di frequentare la nostra scuola calcio versando una quota simbolica. Ringrazio l’altro mio socio Vittoriano D’Orazio che mi dà davvero una grossa mano. Approfitto di questa occasione per tornare a fare un appello all’amministrazione comunale affinché ripristini al più presto una struttura  ormai in disuso che si trova a San Martino, dotata di ben due campi da gioco che potrebbe essere utile non solo a noi, ma a tutte le realtà sportive presenti sul territorio".

Trovi più stimolante allenare o giocare?

“Son due ruoli completamente diversi, giocare per me rappresentava, e rappresenta tuttora, quando mi diverto con gli amici una valvola di sfogo, ma gli stimoli sono comunque molto forti sia da giocatore che da allenatore. È però innegabile che a livello personale le maggiori soddisfazioni si hanno come protagonista sul campo di gioco".

Sei ben 9 anni più grande di Christian, eppure quello che poteva considerarsi l’allievo ha superato il maestro. Secondo te come mai tuo fratello è riuscito ad avere una carriera più florida della tua? Sei mai stato geloso del suo maggior successo?

“Non sono mai stato assolutamente geloso di lui e della sua carriera, ognuno fa la sua strada. Penso che lui sia stato fortunato perché gli ho fatto da apripista, in quanto ritengo che abbia potuto far tesoro degli errori commessi da me. Io sono fatalista, credo molto nel destino, per quanto mi riguarda il fatto di non avere avuto grandi allenatori nel periodo in cui giocavo ad esempio nella Roma può aver inciso sullo sviluppo della mia carriera. Quella di Roma, infatti, per Benetti fu solo una breve parentesi. Devo molto a lui, devo ringraziarlo tra l’altro per avermi fortemente voluto a Carrara. Secondo me la vita è tutta una questione di combinazioni fortuite” .

Il 2012 è ormai alle porte, cosa si aspetta dall’anno venturo  Corrado Baglieri?

“Mi auguro che il progetto della Scuola Calcio A.S.D. Città di Chieti prosegua per il meglio e prenda corpo in maniera più netta ed incisiva. A livello personale, mi auguro invece che tutti coloro che non mi vogliono bene si allontanino da me al più presto, non mi piace circondarmi di persone negative”.

L’intervista volge al termine, ti ringraziamo sentitamente. Rivolgi, se vuoi, un saluto ai tifosi teatini...

“Un grande abbraccio ai tifosi neroverdi a cui rivolgo l’invito di recarsi in massa allo stadio, continuando a seguire la squadra col solito calore e colore, giacché, quando c’è tanto pubblico a sostenerti la forza del collettivo raddoppia. FORZA CHIETI!" 

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