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Mentre in casa c’è un solo inquilino arroccato e nessuno riesce a sfondare la porta, il giardino versa in condizioni pietose. Questo è oggi il Chieti e questo è lo stadio “Guido Angelini” il cui stato è testimoniato dalle numerose immagini scattate del nostro utente Furetto e che pubblichiamo. Vengono in mente i famosi versi con i quali Dante Alighieri inizia la sua Divina Commedia. I personaggi e le ambientazioni coincidono in modo pressoché perfetto. Ci sono lo stato interlocutorio (“nel mezzo del cammin di nostra vita”), la selva oscura, la via smarrita, l’amarezza e la paura di morire ancora come realtà sportiva, il sonno di una città che ha abbandonato da troppo tempo la “verace via” e persino il “piè d’un colle” dove il tempio delle nostre negligenze sosta senza che né l’amministrazione comunale né la società si faccia carico di occuparsene. La vergogna non si può insegnare e neppure il rispetto, ma si può testimoniare quello che tutti noi vediamo, ma che qualcuno si ostina a non vedere. Agli altri, a chi ama Chieti e il Chieti chiediamo invece di vedere, di andare sulla nostra pagina Facebook e provare ancora una volta dolore e indignazione, di riflettere su chi e che cosa ci ha portato a questo punto. Chissà che anche questo non ci dia l’immagine vera del nostro presente, al di fuori di ogni retorica, e ci dia la voglia di cercare un futuro diverso.

 

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