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L'idea di una bella amicizia tra il Chieti e il Club Atletico Nueva Chicago all'insegna del nero e del verde, i colori delle due squadre sono i medesimi, ci sembra largamente condivisa a giudicare dai tanti contatti che hanno ricevuto i due post, il primo sulla figura di Pepe Perretta, il maestro aerografista massimo "creatore di tifo" di tutto il Sudamerica, e l'altro contenente il messaggio da lui inviato al Chieti e ai suoi tifosi tramite il nostro sito. Il contatto è stato possibile grazie al giornalista di Tuttosport Roberto Colombo, profondo conoscitore del calcio argentino. Ora Roberto ha inviato a Tifochieti un pezzo che racconta una edificante e drammatica pagina che vide protagonista la curva dello stadio della Nueva. Comprendiamo meglio la passione (sportiva e civile) di quei tifosi neroverdi nell'altra parte del mondo.

"La fama di Mataderos, o meglio de La Repùblica de Mataderos, quartiere operaio e peronista, barrio di resistenza e lotte popolari, ha alcune pietre miliari. La più famosa è datata 24 ottobre 1981: quel pomeriggio 49 tifosi (secondo i giornali dell’epoca) o 100 supporters (secondo i protagonisti) finirono in galera per aver intronato la Marcha Peronista durante Nueva Chicago-Defensores de Belgrano. Erano i tempo della dittatura di Videla, Galtieri e sodali, responsabili degli eccidi di oppositori politici, colpevoli degli oltre 30 mila desaparecidos caricati nelle stive degli aeroplani e lanciati nel vuoto da migliaia di metri di altezza... Ebbene: nel periodo della dittatura la Marcha Peronista “¡Perón, Perón, qué grande sos!/¡Mi general, cuanto valés!/¡Perón, Perón, gran conductor,/sos el primer trabajador!” era vietata.
L'ingegner Miguel Aquino ancora oggi non ha dimenticato quel pomeriggio, l'unica volta in vita sua in cui è finito dietro le sbarre: «Tutto è iniziato sulla parte bassa della gradinata. Alcuni ragazzi hanno iniziato a cantare la Marcha. La polizia è impazzita ed è iniziata la repressione. Quando abbiamo iniziato a cantare, quelli di noi che sentivano il peronismo ben radicato nel cuore hanno capito che era impossibile controllarsi. Abbiamo perso la paura, ci siamo dimenticati il terrore nonostante gli anni della dittatura fossero totalmente intrisi di miedo, di panico. Per loro, per la polizia, per i militari, la Marcha rappresentava una provocazione. Ebbene, l’abbiamo cantata tutta. Con voglia e incazzatura, carajo! E sì, la yuta, la polizia è venuta a cercarci: manganellate a destra e a sinistra. La cosa divertente di questo è che molti sono stati portati via senza motivo. C'era un ragazzo che era sulla porta di casa sua a bere il mate: hanno preso anche lui. È stato dentro 30 giorni e nessuno ancora oggi sa perché. Il mio caso era diverso: ero hincha del Torito, peronista y de Mataderos. Ero tra i tifosi, mi avevano puntato e per questo mi hanno arrestato. Avevano segnalato molti di noi: all’uscita ci hanno messo contro il muro e hanno iniziato “lui, lui, lui...”. Rimasi dentro una settimana. Finimmo su tutti i giornali: io rischiai pure il mio postro di lavoro al Segba (l’azienda elettrica di Buenos Aires). Quella prima volta, quella Marcha Peronista cantata con rabbia e voglia di cambiare le cose fu un segnale non solo per Capital y Provincia ma per tutto il paese». Poco più di due anni dopo, l’Argentina riuscirà a girare, definitivamente, una pagina sanguinosa della sua storia, ma senza dimenticare e senza perdonare chi per oltre sette anni spazzò via i fiori più belli di una generazione. Questo è ciò per cui tutta l'Argentina porta enorme rispetto al Barrio de Mataderos e alla hinchada del torito". (Roberto Colombo)