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Categoria: Le interviste
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In questo campionato non c’è nulla di scontato. Anche il Paterno può perdere contro il giovanissimo River Chieti di Francesco Marchetti e non è detto che una squadra in forma come il Chieti vada a vincere contro il Martinsicuro che la scorsa domenica ne ha prese 5 dal Capistrello. Dunque concentrazione su questa domenica prima di pensare al Giulianova. Una cosa però è sicura: indossare la maglia neroverde è qualcosa di speciale, anche da allenatore. Ne è convinto Gabriele Aielli alla vigilia dell’incontro che ci metterà di fronte ad una delle protagoniste dello scorso campionato, condotta proprio da un ex, Guido Di Fabio. Il tecnico dei teatini può contare su una panchina che gli offre molte soluzioni, ma spera di recuperare al più presto tutti gli altri infortunati. «Nei prossimi 60 giorni abbiamo 12 partite da fare e la rosa lunga è fondamentale, non certo un problema, anzi – conclude Aielli – mi piacerebbe recuperare gli infortunati e avere invece il problema di avere tutti gli effettivi a disposizione, per giocarmela in campionato e in Coppa Italia»

Prima di tutto, come stanno i ragazzi?

«I ragazzi sono in ripresa, ma Fanelli per questa domenica non ce la faremo ancora a recuperarlo. Fruci ha ricominciato a riallenarsi da qualche giorno insieme al gruppo con la mascherina. I tempi di recupero non li so indicare, non tanto a livello fisico, ma soprattutto psicologico: deve abituarsi e acquisire convinzione nel gioco aereo. Marinelli ha l’articolazione finalmente libera, si sta allenando tutti i giorni e sta facendo riabilitazione, ma ci vuole ancora tempo. Lui però è molto ottimista, motivato a tal punto che io non lo sto forzando. Il ragazzo è molto determinato e, grazie anche alla preparazione pre-intervento, possiamo pensare di poterlo cominciare a utilizzare in campo da febbraio».

Insomma non vede l’ora di tornare?

«Sì, è lui fa di tutto per vivere la vita della squadra insieme ai compagni, nonostante viva a San Salvo. Ha voglia. Del resto, quest’estate con lui la trattativa è durata 3 minuti e questo fa capire la voglia che aveva e che ha di fare questo campionato a Chieti».

Abbiamo invece appreso dalla stampa che Andrea Periotto è andato via. Ce ne puoi dire i motivi?

«Andrea ad un certo punto non si trovava più e ha deciso di andarsene via in punta di piedi. Hanno pesato anche le critiche sulla campagna acquisti. Ho provato a trattenerlo, ma lui ha preferito andare via e di farlo in punta di piedi senza creare tensioni. Mi dispiace perché è una persona positiva e non posso far altro che ringraziarlo per tutto il lavoro che ha fatto e per le sue doti professionali ed umane: del resto, i frutti li stiamo vedendo in campo e dai risultati della squadra. Noi ora dobbiamo continuare a lavorare e guardare avanti».

Qual è il tuo giudizio sulla partita di domenica scorsa a San Salvo?

«Una delle migliori partite quest’anno, da tanti punti di vista: per l’approccio, per qualità tecnica, per il numero di situazioni tattiche che siamo riusciti a creare. Se proprio devo trovare un difetto, dovevamo chiudere la partita prima perché l’abbiamo stradominata e, se avessimo finito il primo tempo 5-0, nessuno avrebbe potuto dire nulla. Di sicuro, siamo riusciti a sorprenderli e loro sono andati in netta difficoltà anche perché all’inizio si erano schierati in modo un po’ diverso rispetto alle loro abitudini, ma anche quando sono tornati al loro solito schieramento, non abbiamo sofferto, anzi…»

Nelle ultime due partite il Chieti è partito dal primo minuto con un modulo 3-5-2. Questa era la tua idea tattica all’inizio dell’anno che poi hai modificato, ma che ora stai riuscendo ad applicare, anche nel corso di altre partite. Vuoi portarla avanti sistematicamente da qui in avanti, anche in previsione del rientro degli infortunati o è una soluzione legata agli avversari e a questo momento del campionato?

«Come ti ho detto più volte, il concetto principale è avere il maggior numero di alternative possibili, non solo per sorprendere gli avversari, ma anche per gestire le partite. Spesso infatti siamo passati al 3-5-2 nel corso del secondo tempo ed è un modulo che può diventare estremamente difensivo o estremamente offensivo, a seconda di come lo interpreti e dei giocatori che impieghi. Noi lo abbiamo fatto in modo offensivo con due mezzale “di gamba” che, guarda caso, sono due ex attaccanti come Bordoni e Selvallegra. In questo modo, possiamo passare dal 3-5-2 ad un ultraoffensivo 3-3-1-3. Con due mediani invece il 3-5-2 diventa più spesso un 5-3-2. Dire “ha giocato con il 3-5-2 dunque si è difeso” non ha senso. Dipende da come lo interpreti e lo svolgi».

Selvallegra è una delle note migliori di questo inizio di campionato. Tu lo vedi più come un attaccante arretrato o un centrocampista avanzato?

«Io lo vedo come un calciatore moderno, di quelli che piacciono a me: capace di attaccare o difendere e di interpretare diversi ruoli. Anche in questo, così come per i moduli, credo che valgano di più i principi rispetto agli schemi. Un principio del calcio moderno è che l’attaccante deve sapere anche difendere facendo la fase di possesso così come quella di non possesso. E questo riguarda qualsiasi parte del campo. Ovviamente, non posso mettere un difensore centrale a fare l’attaccante però esistono ruoli, soprattutto da centrocampo in su, che nel calcio moderno devono essere interpretati in questo modo. Selvallegra è un giocatore di questo tipo e, dopo un periodo di ambientamento, sta tirando fuori prestazioni inaspettate, forse anche per lui».

Dal punto di vista tattico, quali sono le squadre che ti sono piaciute di più tra quelle che abbiamo incontrato?

«Quella che mi ha dato più difficoltà è stata l’Angolana. Sono stati sempre ordinati correndo per tutta la partita e non lasciando mai spazi. Hanno sempre mantenuto equilibrio, difendendosi e mai rinunciando ad attaccare. Detto questo, abbiamo incontrato squadre di caratura superiore come il Capistrello e il Penne. L’Angolana però mi ha sorpreso e se finora ha fatto tutti questi punti, non è un caso».

Pensi che ci siano anche loro fino alla fine per la vittoria del campionato?

«Non so se riusciranno a reggere questo passo, penso invece che ci siano altre squadre forti che ora sono in ritardo e verranno fuori come lo Spoltore, il Martinsicuro e la Torrese».

Stiamo parlando di un girone dove ci sono ben 5 squadre in testa a pari punti e parli di una lotta ancora più serrata. Qualcuna però dovrà rallentare o no?

«Sicuramente la classifica subirà un allungamento, ma credo pure che avremo molte squadre nel giro di 5-6 punti».

Invece, tra le squadre che non abbiamo incontrato, quale è quella che ti ha impressionato di più direttamente o ti è stata descritta come ostica?

«Difficile dirlo, di sicuro il livello del campionato di Eccellenza si è alzato per un cambio generazionale di calciatori e allenatori. Da quando infatti non c’è più la Seconda Divisione, molti calciatori sono scesi in Serie D o anche in Eccellenza. Ci sono poi allenatori giovani e ambiziosi: nel giro di 3-4 anni fa sono cambiati quasi tutti e la media della loro età è tra le più basse. Questo ha portato un cambio dei tipi di preparazione, sia fisica sia tattica, e la voglia di mettersi in mostra attraverso le idee del calcio moderno. Per questo tutte le squadre sono organizzate e tutte le partite sono difficili, anche se metti la prima contro l’ultima. Un esempio? Il River Chieti del mio amico Francesco Marchetti: sono tutti ragazzi, ma ha un’organizzazione in grado insabbiare squadre come il Paterno, colmando le differenze tecniche».

Perché il Martinsicuro è in crisi?

«È una questione di risultati. Il Martinsicuro meriterebbe sicuramente qualche punto in più e, se andiamo a vedere, l’unica partita sbagliata è stata proprio quella di domenica scorsa, ma aveva 4 o 5 assenze. Io non vedo grosse crisi inoltre hanno uno dei migliori allenatori della categoria (Guido Di Fabio, ex giocatore del Chieti, ndr) e una rosa confermata all’80% rispetto all’anno scorso dove hanno perso il campionato solo all’ultima giornata».

Quali sono i giocatori da tenere d’occhio e che tipo di partita ti attendi?

«Una partita molto difficile, contro una squadra organizzata, che lo scorso ha perso il campionato all’ultima giornata ed è arrivata alla finale di Coppa Italia. La loro forza è essere insieme da 2 anni e questo rappresenta sempre una grande forza».

I giocatori pensano già al Giulianova?

«No, loro stanno mantenendo la concentrazione sull’impegno di questa domenica. Piuttosto è l’ambiente che ha la testa già alla domenica successiva. Noi dobbiamo pensare a fare 3 punti con il Martinsicuro e poi a farli contro il Giulianova».

Hai letto l’intervista ad Alessio Rosa? Lo hai mai visto giocare?

«Come no?! Grande giocatore! Penso che Chieti è una tappa importante per qualsiasi giocatore, e non parlo solo della sua vita calcistica. Il nome Chieti vale molto, figuriamoci in un campionato regionale. Questo mi fornisce ulteriori stimoli e mi accorgo che ne dà anche ai nostri avversari, che si spremono al massimo contro di noi. Chieti ha lasciato il segno su calciatori come Chiesa, Grosso, Quagliarella, ma anche su quelli che magari non hanno avuto una carriera paragonabile. Qui senti qualcosa di profondo, di importante. Spero che sia lo stesso anche per me».