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Categoria: Le interviste
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Dopo un 6-1, nel primo impegno ufficiale della stagione e di fronte ad un pubblico con il cuore diviso, ci sarebbe da festeggiare, e invece negli spogliatoi dell’Angelini l’atmosfera è pacata, come l’espressione di Gabriele Aielli, al debutto come allenatore del Chieti FC Torre Alex su questo terreno, con un risultato tennistico contro il Villa 2015. Bisognava entrare con rispetto dentro la nuova casa e convincere con gioco e risultato. E così è stato.

Debutto all’Angelini. Emozionato?

«Un po’ solo all’inizio, ma ero sicuro della squadra. Diciamo che entrare in questo stadio ha il suo valore, ma i ragazzi sono stati bravi a non farsi intimorire: per giocare qui devi avere personalità e devi essere capace di offrire qualcosa di più. Nel primo tempo ci siamo riusciti, nel secondo meno: un po’ per colpa del terreno di gioco, un po’ per il risultato già acquisito».

Nella seconda frazione ha provato anche l’assetto che dovrebbe avere la squadra per la prima di campionato tendendo conto che ci saranno 3 squalificati…

«Sì, con i cambi ho cercato di far giocare tutti, soprattutto quelli che domenica prossima dovranno sostituire gli squalificati».

Lalli ha fatto 3 gol, Catalli ha fatto una vera prodezza e ho visto un grandissimo Sablone, ma anche gli altri fuoriquota si sono confermati di alto livello e pure i nuovi arrivati Felli e Colantoni, schierati come titolari sin dall’inizio, sono sembrati già perfettamente inseriti. Ci sono ancora margini di miglioramento?

«Eccome! Assolutamente sì.  Sono d’accordo con te: Sablone (nella foto con la maglia del Sulmona) è migliorato tantissimo dal punto di vista tattico e oggi lo ha dimostrato, sia in fase di possesso che di non possesso mettendosi a disposizione della squadra. Lalli lo avete visto tutti, Catalli ha giocate di un’altra categoria… io non sono sorpreso».

Che la squadra sia forte lo sanno tutti e si è visto anche con una pari grado, però nel secondo tempo sono arrivate alcune delle insidie che si possono trovare in questa categoria: il metterla sulla fisicità, sull’agonismo esasperato e sulla provocazione. Questa squadra è pronta anche a questo?

«Sì, questa è un’insidia soprattutto per una squadra di questa caratura, ma ci stiamo lavorando e penso che dovremo essere capaci di adattarci anche a queste situazioni. Sappiamo già che all’Angelini troveremo un tipo di gara dal punto visto fisico, tattico e psicologico mentre fuori, a seconda dell’avversario e del campo, sarà completamente diverso. Domani (oggi, ndr) sapremo già qual è il calendario e abbiamo già visionato 4 o 5 avversarie con i miei collaboratori così spero che saremo in grado di prepararci a dovere partita per partita».

Mercato chiuso o siete ancora alla ricerca di fuoriquota ’98?

«Diciamo che il mercato è chiuso e mi piacerebbe avere un ’98 in alternativa per la difesa. Ma, come avete visto, ho messo in campo un 2000 (Gianmarco Trisi, ndr) come terzino sinistro che si è comportato benissimo. Questo mi dà occasione di rimarcare una cosa importante: questa è una squadra giovanissima. Forte, ma giovanissima. Se togliamo Lalli e D’Addazio, la media è di circa 20 anni e contro il Villa 2015 ho schierato dall’inizio 4 under quando il regolamento ci obbliga a ad averne 3. Per me un ’96 o un ’97 non sono under, ma giocatori a tutti gli effetti».

Un’altra cosa che mi ha stupito è l’efficacia in zona gol: la squadra ha realizzato l’80% dei tiri in porta. È un caso?

«No, senza presunzione dico che questo è il frutto dell’intenso lavoro che svolgiamo durante la settimana. Il mio motto è giocare o, almeno, provare a giocare. A volte ci si riesce di più, altre di meno; a volte l’avversario o il campo te lo consente, altre volte meno, ma il mio obiettivo è sempre quello di giocare al calcio. Per questo ho più timore delle squadre che pensano solo a chiudersi e a distruggere».

Alla fine la squadra è andata a ringraziare il pubblico: non era numerosissimo, ma ha applaudito e ha incoraggiato i ragazzi perché se lo sono meritato. Che cosa ha sentito in quel momento?

«Beh, questo sì che mi ha dato emozione! Quando senti il pubblico all’Angelini, anche se è poco, ce l’hai dietro di te. E lo senti. Quello che voglio dire a questo pubblico è: veniteci a vedere e poi decidete cosa fare, ma venite, almeno per la curiosità».