di Franco Zappacosta

Dice di lui il presidente Filippo Di Giovanni: <L’hanno dipinto come un nuovo Totò Riina>. Aggiunge l’ex patron Giulio Trevisan: <Ho conosciuto una persona corretta e trasparente, mi ha raccontato tutto del suo passato come imprenditore e dirigente di calcio, senza nessuna reticenza>.

E allora chi è per davvero l’enigmatico Attilio Di Stefano? Originario di Cupello, 55 anni, comproprietario di istituti che ospitano anziani e persone in difficoltà, si è fatto avanti (o è stato sollecitato) per rilevare il Chieti. Ora espone la sua versione su una telenovela lunga e ingarbugliata. La trama si è anche un po’ incattivita o inacidita.

<La mia reazione è un po’ seria e un po’ faceta di fronte a quello che sta accadendo. Perché i fatti degli ultimi giorni presentano aspetti umoristici ed altri che meritano un’attenta e responsabile riflessione>: è l’esordio di Attilio Di Stefano con il quale parliamo per la prima volta.

<Fare calcio in questo momento economico è molto difficile. Mi sono avvicinato alla città avendo in mente solo un’idea, niente di più. La piazza mi si è subito sollevata contro a priori, sottolineo: a priori. Non sono uno stinco di santo ma in Italia prima che dai tribunali, si è condannati dai giornali, si finisce etichettati in un certo modo. Tutti i personaggi di questa vicenda nascondono qualcosa nei cassetti, negli armadi. Trevisan ha rivendicazioni personali, vuole tornare protagonista dopo essere stato anche lui contestato. Di Giovanni ha messo da parte un gruzzolettino a spese della Chieti Calcio, è inviso ai tifosi, sa che la serie D è impegnativa, che gli sponsor non gli daranno più un centesimo e intende passare la palla ad altri. Sulla contabilità della società non si sa nulla. Io non sono l’optimum, lo so, sono nato nei pressi di Vasto, ho abitato ad Avezzano e lavoro nel sociale a Pescara: tre piazze che non hanno certo buoni rapporti col Chieti. Ma viviamo in un mondo globale, direi basta a questi vecchi campanilismi altrimenti si rimane nel limbo e non si combinerà mai niente. Il Chieti resterà sospeso in un eterno precariato. Io ci metto soldi e faccia e mi chiedo: chi me lo fa fare? Tra l’altro corro il rischio anche sul piano dell’incolumità personale. Prima di mettere piede a Chieti sono già stato abbondantemente insultato e messo alla gogna>.

E adesso?

<Non si può lasciare una città come Chieti senza una risposta. Mancano 14 giorni all’iscrizione ma se ci sono determinazione e volontà si può fare tutto rapidamente e bene. A Civitanova firmai il 6 luglio e le scadenze vennero rispettate. Non temo i tifosi perché nel caso rilevassi il Chieti parlerò loro e spiegherò il mio progetto con sincerità. L’ho fatto anche a Civitanova quando affrontai 200 ultrà da solo, mentre Omar Trovarello era rimasto a Chieti. Avevo solo una, dico una, mensilità arretrata. Perciò se la presero con l’allenatore Jaconi e con i giocatori. Io non avevo colpe e lo riconobbero. Che farò? Aspetterò fino a lunedì. Allora aremo al primo di luglio, dirò sì o no in via definitiva. Di Stefano prenderà il Chieti oppure uscirà di scena>.

 

 

Condividi
Pin It