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Categoria: Ritratto d'autore
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Lancioni in maglia neroverde alla Civitella

 

di Franco Zappacosta

Oggi compie 75 anni. Cifra tonda, bel traguardo. Tanto più che ad Antonio Lancioni se ne danno (giustamente e non per un banale complimento) molti di meno. E’ in forma diremmo perfetta e la ragione è molto semplice. Antonio fa ancora vita da atleta: regime alimentare controllatissimo, nessun eccesso a tavola, non fuma, non beve e passa molte ore della giornata in campo ad insegnare calcio ai ragazzini. Allenare i giovani è la sua grande passione.

Il Chieti 1967-68. Da sinistra in alto Masiello Giovanardi Bianchini Gramoglia Campagnola Giugno. In basso Ridolfi Crippa Lancioni De Pedri Giardino 

 

Lancioni fa parte del club “fedelissimi neroverdi”, vale a dire quel ristretto gruppo di calciatori che hanno accumulato uno smisurato numero di presenze nel Chieti. <Non ho il dato esatto perché i conti sul mio stato di servizio non li ho mai tenuti. Credo di aver disputato circa 230 partite dalla stagione 1965-66 e dopo un anno di prestito al Genoa ho giocato nel Chieti dal 1967-68 fino al 1974. Negli ultimi tre campionati sono stato anche il capitano della squadra>. Beh, non c’è male. Ha dato tanto ai colori neroverdi, eppure… <Non ne conosco il motivo ma c’è stato sempre un atteggiamento di distacco nei miei confronti da parte della società, sotto qualsiasi gestione. Ho dato tanto al Chieti in tutti quegli anni, mai nessuno però si è ricordato del sottoscritto. Questo mi amareggia un po’ ancora oggi>.


5 aprile 1968. In piedi da sinistra Ascatigno, De Pedri, Contestabile, Gridelli, Bonfadini, Lancioni.  In basso Savini, Tarquini, Dalle Fratte, Galati, Sanseverino 

 


Narciso Pezzotti e Antonio Lancioni con un’atipica maglia grigia nel 1968. Narciso sarà campione del mondo 2006 come vice di Marcello Lippi 

 


Lancioni con due compagni scomparsi: Fernando Ascatigno e Giuseppe Savini. La prima foto è del settembre ’68, l’altra del maggio ’68 

 

E’ nato a Piombino il 30 giugno 1944. Dunque è uno “di scoglio”, non di “sabbia”. Così si è soliti distinguere i calciatori (e poi allenatori) toscani in base al luogo di nascita lungo la costa. La bella località che guarda verso l’isola d’Elba ha dato i natali a una schiera di personaggi, più o meno importanti, che hanno avuto un ruolo nel calcio italiano. Ricordiamo i più noti come Aldo Agroppi e Nedo Sonetti, Lido Vieri e Roberto Gori. Nell’elenco noi comprendiamo anche il compianto Franco Cioni, solido mediano neroverde degli Anni 60.

Antonio Lancioni muove i primi passi calcistici a Piombino e poi passa nella non lontana La Spezia dove nell’estate del ’65 lo scova Guido Angelini che propone al club ligure lo scambio con l’ormai  anziano (calcisticamente parlando) Aldo Fontana, più conguaglio in favore degli spezzini. Al presidente chietino hanno segnalato questo giovane terzino messosi in luce nella selezione azzurra dei Dilettanti e vuole fare un investimento. La trattativa va in porto e Lancioni si trova catapultato in Abruzzo. Quale fu la reazione di fronte alla novità del trasferimento a Chieti?

<Sinceramente avevo un’idea piuttosto vaga del posto dove sarei andato a giocare. Chiesi un consiglio a Franco Cioni che abitava a Piombino non lontano da casa mia e lui mi parlò tanto bene di Chieti che finii col pensare con entusiasmo alla mia nuova destinazione. Esaltò la squadra, la città, l’ambiente. Arrivai tra fine luglio e l’inizio di agosto. Mi accompagnò mio padre che nei primi colloqui con Angelini tentò di far inserire nel contratto determinate clausole economiche. Il presidente spiegò quello che intendeva offrirmi: ingaggio, vitto e alloggio. Basta, prendere o lasciare. Mi misi a piangere perché ormai volevo restare ad ogni costo a Chieti. Mio padre capì e firmai il mio primo contratto da giocatore neroverde>.

Iniziò così la lunga avventura di Antonio Lancioni al Chieti, stagione 1965-66. <Andammo in ritiro a Pretoro senza allenatore. Quando cominciammo la preparazione Angelini non aveva ancora preso il tecnico tra le varie opzioni valutate. Finì col consegnare la squadra a Giosuè Stucchi che aveva un rispettabile passato come difensore della Roma. Sarebbe stato allenatore e giocatore. Una scelta infelice e infatti a metà stagione venne esonerato. Arrivò Leonzio, ci fu una parentesi con Pinti, infine subentrò Buzzin. Quell’anno la società spese molto per prendere i giovani calciatori più promettenti. Ricordo Claudio Di Pucchio e Adriano Contestabile. Il gruppo aveva tanti buoni elementi. Ma gli errori commessi furono decisivi. L’incredibile valzer dei cambi tecnici, gli inutili investimenti sul mercato autunnale nel tentativo di correggere la rotta dando alla squadra un po’ di esperienza in più, vennero presi infatti due veterani come Smeriglio e Arfuso, pesarono in modo determinante. Si rivelò tutto inutile e in fondo mancò pure il pizzico di fortuna necessario per salvarsi. Finimmo in serie D per un soffio>.

Lancioni fu uno dei pochi che fornirono un rendimento positivo, risultò il neroverde con il maggior numero di presenze: non saltò nessuna partita (34). E così evitò la categoria inferiore e andò per un anno in prestito al Genoa in serie B. Era la squadra di Turone, Vanara, Gallina: un signor Genoa. Lancioni era assegnato alla Primavera rossoblù perché era ancora fresca la fama conquistatasi con l’esperienza nella Nazionale Dilettanti, reputazione consolidata dalla positiva stagione disputata all’esordio in serie C con il Chieti.

Antonio pensa con nostalgia alla sua prima partita in maglia azzurra, amichevole ad Alassio, e poi il mese trascorso tra il ritiro all’Acquacetosa, a Roma, e la lunga trasferta in Inghilterra per partecipare al torneo organizzato per i 100 anni della Federcalcio inglese. Si trattava del primo torneo ufficiale Uefa riservato a nazionali del settore Dilettanti nel secolo di vita della Football Association.

Il tempo ha sfumato i contorni di lontani ricordi e perciò facciamo questo regalo di compleanno all’ex capitano neroverde, allora diciannovenne, rispolverando quel mese da favola datato maggio 1963.

Alassio amichevole Italia-Germania 2-1

Italia: Morana Marino (Angeretti) Nardoni Gorla Redi (Marini) Lancioni Voltolini Pilato Mascheroni Zanelli Di Giovanni

In Inghilterra

15 maggio 1963 Italia-Svizzera 1-1

Italia: Morana Marino Nardoni Gorla Cairoli Lancioni Voltolini Pilato Mascheroni Zanelli Di Giovanni

18 maggio 1963 Scozia-Italia 3-1

Italia: Morana Marino Nardoni Gorla Cairoli Lancioni Di Giovanni Zanelli Mascheroni Tranchini Voltolini

21 maggio 1963 Italia-Eire 2-0

Italia: Morana Marino Nardoni Gorla Cairoli Lancioni Pasqualin Amici Voltolini Tranchini Zanelli

C’è stata in seguito anche l’esperienza nella Rappresentativa di serie C, <quella che contava su campioni del calibro di Giorgio Chinaglia e Pino Wilson, allora in forza all’Internapoli>.


Un giovanissimo Antonio con la tuta della Nazionale Dilettanti 

 


Eccolo in elegante divisa “azzurra” 

 

A Genova un solo anno, poi il rientro al Chieti. Angelini non volle cederlo, l’avrebbe fatto ma alle sue condizioni. Ci fu allora, con il ritorno alla squadra neroverde, la svolta nella carriera e nella vita di Antonio Lancioni. Perché il Chieti l’avrebbe lasciato soltanto molti anni dopo e inoltre di lì a poco avrebbe sposato una ragazza teatina, Mariella, con la quale avrebbe messo su casa stabilendosi definitivamente a Chieti. Diventando in pratica un teatino di adozione. Parentesi: Mariella gestiva con la famiglia il “Piccolo bar” di Coso Marrucino, abituale ritrovo serale dei giocatori neroverdi. Scoccò subito la scintilla ed è stato (è) un matrimonio felice perché dura ancora dal 1970. Hanno avuto due figli, Barbara e Luca.


La signora Mariella in tribuna alla Civitella assiste alla partita del marito Antonio 

 


Quadretto famigliare Antonio Lancioni, Arturo De Pedri e Fernando Ascatigno con le rispettive moglie e pargoli 

 

<A Genova i giocatori erano degli idoli e le fan non mancavano. Eravamo giovani, ne avevo frequentato qualcuna anch’io ma ad un certo punto dissi basta. Volevo bene ad una ragazza conosciuta poco dopo il mio arrivo a Chieti, nel ’65, ne ero innamorato, decisi che l’avrei sposata e progettai il mio futuro accanto a Mariella>. Alle nozze Antonio ha avuto come testimoni i due sodali Nedo Sonetti e Aldo Agroppi, oltre al presidente Guido Angelini.


Due diverse premiazioni di Antonio Lancioni alla Civitella. Nella prima è premiato da un alto ufficiale dei Carabinieri. Tra i due si nota il sindaco Fulvio Di Bernardo. Nell’altra a premiarlo è il presidente Guido Angelini. Si notano il medico sociale dottor Giuseppe Valentini e l’allenatore Aroldo Collesi 

 


Lancioni a Napoli prima di Internapoli-Chieti 

 

Dal 1967-68 al 1973-74. Sette stagioni di fila con il Chieti, ovviamente periodi belli ed altri meno gratificanti. Negli ultimi tre campionati fascia al braccio da capitano. Ereditata dal suo grande amico Arturo De Pedri, milanese, di due anni maggiore, col quale ha condiviso tanti campionati in neroverde (la coppia Lancioni-De Pedri è un must per chi segue il calcio a Chieti). De Pedri era arrivato nel ’64, un anno prima di Lancioni, insieme con un altro difensore cresciuto nel vivaio del Milan, Roberto Vitaloni.


1 ottobre 1967 Chieti-Akragas 1-1. In piedi da sinistra Carboncini, Montanaro, Dalle Fratte, Martella, Gridelli, Carlucci. In basso Ascatigno, Cerroni, Galati, De Pedri, Lancioni 

 


Che sprint! Discesa palla al piede contro l’Akragas (1 ottobre 1967 1-1) 

 


26 novembre 1967 Chieti-Trani 3-1. Montez, Ricciuti, Visini, ?, Carboncini, Gridelli, Angelini, Pinti, Valentini, Martella, Lancioni, Bonfadini.  In basso: Apolloni, Sestili, Cignani, Cerroni, Contestabile, Ascatigno 

 

<Il brutto ricordo è legato alla retrocessione del ’66. In seguito ho avuto la fortuna di giocare in un Chieti che ha sempre disputato buoni campionati di serie C. Certo, tra alti e bassi, ma in linea generale è stata sempre una presenza più che dignitosa in una categoria che allora annoverava tante grandi piazze ed aveva un coefficiente di difficoltà molto, ma molto elevato. Ho vissuto anche il passaggio dalla Civitella al nuovo stadio chiamato agli inizi Marrucino o di Santa Filomena. Di bello ricordo le esaltanti battaglie contro il Pescara, le sfide più sentite ed emozionanti pe i nostri tifosi. Forse nessuno lo sa, ma con me in campo in casa il Chieti ha sempre vinto i derby col Pescara. Alla Civitella e all’Angelini. Nel ’68 segnai anche il primo gol ai biancazzurri in un esaltate 2-0. Un’altra rete la realizzai contro la Massiminiana>.


Domenica importante 26 ottobre 1969 Chieti-Pescara 2-0. Gol di Lancioni e autorete di Simeoni. In alto da sinistra Collesi Palma Rama Campagnola Bacchi Giovanardi Gramoglia Angelini. In basso Cassin Zini  Lancioni De Pedri Paradiso 

 


Ecco il gol di Lancioni contro il Pescara il 26 ottobre 1969 

 


2 gennaio 1966 Chieti-Bari  1-1. In alto da sinistra Carboncini Bacci Contestabile Di Pucchio Pezzotti Vitaloni. In basso Negrisolo Paradiso Lancioni Spinelli la mascotte Ricci De Pedri 

 

Era una serie C durissima, scontri epici, molto bella e combattuta.

<Tempi favolosi. Ho sempre marcato l’avversario più pericoloso. L’uomo da neutralizzare di solito toccava a me. Cominato della Casertana, Ghio dell’Avellino, Majo del Pescara. Possono bastare questi nomi. Majo ed io una volta siamo stati espulsi insieme in un derby piuttosto ruvido…>.


Amichevole contro la Maceratese vinta dal Chieti  3-0. Da sinistra in alto Rama  ? Giugno, Campagnola, Giovanardi, De Pedri. In basso Ciarlini, Sanseverino, Maresca, Crippa, Lancioni 

 


Raduno neroverde nell’estate del 1968. Lancioni in maglia bianca. C’è anche la nostra vecchia conoscenza Vincenzo Ciarciaglini il primo in piedi a destra 

 

Hai avuto tanti allenatori nel corso della tua lunga permanenza al Chieti.

<Aroldo Collesi era un tecnico bravo e una persona buona. Aveva un bel rapporto con lo spogliatoio. Era un geometra, tatticamente innovatore e moderno. Ha avuto tra le mani il più bel Chieti dei miei tempi, nel ’68-69. Un grandissimo ricordo conservo di Angelo Piccioli. Arrivava dall’Atalanta preceduto da eccellenti referenze che confermò pienamente. Gran nome, di una psicologia e intelligenza rare. Bastava ti guardasse negli occhi per capire il suo pensiero. Eccezionale. Ma il personaggio di gran lunga più importante nel mio periodo neroverde è stato certamente il presidente Guido Angelini. Un uomo che ha dato tantissimo, in termini di risorse e di energie spese, al calcio chietino. Non bisogna mai dimenticarlo. Nel ’77 fece una cosa unica, straordinaria, nel donare la società alla città. Dopo di lui hanno realizzato cose importanti anche Mancaniello e Buccilli>.


Stadio Adriatico 13 ottobre1968 Pescara-Chieti 0-0. In alto da sinistra Ridolfi Giovanardi Campagnola lo sponsor Santilli Bianchini Pazienza Collesi. In basso Giugno Gramoglia Crippa Caposciutti Lancioni De Pedri 

 

Nel ’74 la separazione dal Chieti. Il ciclo neroverde era ormai concluso. Quindi il passaggio al Francavilla prima di chiudere con il calcio giocato. Lancioni ora è tecnico di settore giovanile, è in possesso del cartellino Uefa B, può allenare fino all’Eccellenza. Ha girato molto nel corso di questi anni, iniziando proprio dal Francavilla di Emidio Luciani, curandone a lungo il vivaio sino a disputare, un anno, a Cervete, la finale nazionale del campionato Allievi contro il Padova <persa ma solo dopo i rigori battuti a oltranza>.  Ha cresciuto giovani talenti come Fabio Lupo e Donatelli, Pesce e Castorani. Ha avuto rapporti di lavoro con quasi tutte le società della provincia di Chieti, a livello di Eccellenza ha guidato l’Ortona e il Guardiagrele. Ora è impegnato con il River.


Due maglie diverse ma comunque belle perché neroverdi. Banda diagonale in campo bianco: 16 ottobre 1967 Chieti-Akragas 1-1. Righe nere orizzontali in campo verde: 15 settembre 1965 Chieti-L’Aquila 0-0 

 


Altra formazione neroverde edizione 1968. In piedi da sinistra Giugno Pazienza Gramoglia Campagnola Giovanardi Ridolfi. In basso De Pedri Crippa Sanseverino Lancioni Bianchini 

 

Gli resta l’unico cruccio cui già abbiamo fatto cenno. <Lancioni a Chieti è stato sempre poco considerato e ormai mi sento quasi dimenticato. Non so nemmeno il perché, non riesco a spiegarmelo. Forse sono uno troppo sincero nei giudizi, ma da buon toscano non riesco a fingere o a mentire. Dico quello che penso e spesso non è conveniente agire con franchezza, con lealtà. Pazienza. Una sola volta ho avuto un contatto con Claudio Garzelli, era al suo primo approccio col Chieti quando la società era nelle mani di Barbiero. Dissi basta visto che in quel momento non c’erano assolutamente le condizioni per poter lavorare. La scarsa considerazione ricevuta non mi sembra giusta pensando a quanto ho dato al Chieti. In 230 partite in maglia neroverde l’impegno e la dedizione non sono mai mancate da parte mia. Mai>.


Il Cav. Dino Ricciuti si congratula con Lancioni dopo la vittoria sul Taranto. 1-0 firmato Bianchini. E’ il 29 agosto 1968. Dietro si nota Campagnola 

 


Un momento concitato. Antonio Lancioni espulso nel corso di Chieti-Avellino 0-0 il 9 febbraio 1969.Si riconoscono a sinistra Sanseverino Gramoglia e Crippa 

 

All’attività di allenatore ha affiancato per molti anni l’impegno di assicuratore, altro lavoro svolto con successo. Antonio Lancioni si sente un calciatore e un uomo pienamente realizzato che a Chieti ha trovato il suo “posto ideale”. <Montagna e mare, tanta tranquillità: cosa chiedere di più?>. Già.


Antonio Lancioni in una foto recente