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Categoria: Le interviste
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«Conosco TifoChieti.com e vi seguo sempre» Fabrizio D’Ettore conosce bene TifoChieti.com, ma soprattutto la piazza e i suoi tifosi: ha infatti vestito la maglia neroverde in due periodi distinti ed è uno degli ex che troveremo tra le fila dello Spoltore domenica prossima, insieme a mister Donato Ronci, Daniele Bordoni, Ewansiha e Andrea Zanetti. Per diritto di anzianità, abbiamo scelto lui per ripercorrere alcuni ricordi e parlare dell’incontro che chiuderà il girone d’andata. «Sono arrivato a Chieti all’inizio del 2008, in Serie D. L’allenatore era Pino Giusto – ricorda l’estremo difensore classe ’88 – e il direttore sportivo era il mitico Enzo Nucifora. Il Chieti era penultimo e la società stava rifondando tutta la squadra. Sono arrivato insieme ad Alessio Rosa e anche altri, ma lui lo ricordo più di tutti perché ci conoscevamo già. Facemmo un grosso campionato, anche se alla fine sappiamo tutti come è andata…»

Da come parli, sembra che tu sia davvero affezionato ai colori neroverdi…

«Assolutamente! Anche se ho fatto a Pescara due panchine in B, Chieti è l’altra piazza dove ho assaggiato il professionismo».

In tutto, al Chieti quanto tempo sei stato?

«A conti fatti, 3 anni e mezzo. Dopo la vittoria del campionato rimasi fino a dicembre, poi decisi di andare via perché mister Vincenzo Vivarini preferiva giocare con il fuoriquota e non trovavo spazio. Allora fu una scelta affrettata e, con il senno di poi, ne ho pagato le conseguenze. Sono stato fortunato a tornare nel primo anno di Lega Pro, sempre con lui in panchina, anche se non ho fatto neppure una presenza. Purtroppo avevo davanti Bifulco, uno che nel suo ruolo era più di una sicurezza».

Quale è il ricordo più bello che hai a Chieti?

«Il primo anno: fare quella cavalcata dal penultimo posto fino ai playoff contro il Casoli è stato per me la cosa più bella. Purtroppo nel mio secondo periodo al Chieti non ho avuto un buon feeling con alcune persone in società. Avevo iniziato a gennaio come titolare poi decisero di prendere Perucchini l’ultimo giorno di mercato, senza dirmi nulla, e in questo modo sono rimasto vincolato senza che io potessi provare a cercare un’altra sistemazione. Ero titolare e mi sono ritrovato invece ad essere il terzo fino alla fine del campionato. E questo non sono mai riuscito a digerirlo. Ma è andata così».

Hai parlato di due personaggi importanti della storia recente del Chieti: Alessio Rosa e Vincenzo Vivarini. Parlaci un po’ di loro…

«Con Alessio è amore e odio, nel senso buono: ci prendiamo spesso in giro, ma è un ragazzo a cui voglio davvero bene e abbiamo avuto occasione di giocare ancora insieme in Eccellenza marchigiana. Il nostro rapporto va al di là del calcio, anche se ultimamente la nostra frequentazione è diventata più sporadica. Che dire di mister Vivarini? A livello tecnico è indiscutibile e tutti sappiamo quello che ha fatto e dove è arrivato. È una bravissima persona, circondata da figure altrettanto capaci come il preparatore atletico Del Fosco e quello dei portieri Zambardi, con il quale continuo ad avere un buon rapporto».

Le strade del Chieti e dello Spoltore si sono incrociate più volte negli ultimi 2-3 anni, con destini alterni. Tu sei nella squadra della tua città per la seconda stagione, se non erro…

«Sì, dal febbraio di quest’anno. Ero svincolato e mi stavo allenando già prima con la squadra, perché io abito a 100 metri dal campo e avevo chiesto al mister se potevo unirmi a loro. Hanno poi deciso di tesserarmi e ho fatto tre partite di campionato più le due di playoff, proprio contro il Chieti».

E quando sei rientrato al “Guido Angelini” che cosa hai provato?

«Sono stato molto contento. Entrarci dopo 6 anni mi ha fatto tornare bei ricordi»

Che squadra è lo Spoltore?

«È una squadra completamente rivoluzionata rispetto allo scorso anno e ringiovanita per precise scelte societarie. Siamo rimasti solo io, Daniele Di Camillo, e Zanetti, Sborgia, Pompa e pochi altri. Rispetto allo scorso anno, abbiamo meno “nomi”, ma la qualità dell’organico c’è».

Vi aspettavate di trovarvi in questa posizione di classifica a questo punto del campionato?

«Come dice sempre il mister, il nostro obiettivo è arrivare il prima possibile a 40 punti e centrare la salvezza. La società non ci ha chiesto di fare meglio dello scorso campionato né tantomeno di emularlo, ma solo una salvezza tranquilla. Siamo contenti di questa classifica, cerchiamo sempre di giocare al calcio e cerchiamo di costruire la vittoria con il gioco e le nostre qualità. Se siamo lì, è perché sul campo abbiamo fatto bene. Noi non abbiamo nulla da perdere e non sentiamo assolutamente alcuna pressione, come invece possono avere altre squadre come il Chieti, la Torrese o il Nereto».

Che idea ti sei fatto del Chieti?

«Il Chieti è una squadra che, sulla carta, potrebbe fare tranquillamente la Serie D ad alti livelli. La società poi ha capito al momento giusto quando dare la svolta e adesso i frutti di questo cambiamento si stanno vedendo».

Se questo Chieti è così forte come dici, perché il campionato è così equilibrato proprio nella parte alta?

«Perché comunque ci sono anche squadre si sono attrezzate. Mi vengono in mente il Sambuceto e la Torrese che ha giocatori di categoria e anche superiore. Per questo ci ritroviamo in cinque racchiusi in due punti».

Siamo arrivati al giro di boa. Facendo un bilancio, quale squadra ti ha impressionato di più?

«Il Sambuceto gioca molto bene e ha giocatori importanti per la categoria come Lalli, Criscolo, Beniamino e Gelsi. Tutte comunque ci hanno dato filo da torcere».

Dal punto divista di portiere invece, quale attaccante ti ha colpito?

«Maio, della Torrese. Mi ha segnato un grosso gol e, oltre questo, mi ha impressionato per i movimenti e la forza fisica. Del Chieti conosco bene Micciché e Rodia, gente di altra categoria».

Tu giochi in un ruolo che spesso è vittima della regola dei fuoriquota. Tra i giovani portieri avversari, hai visto qualcuno che, al di là dell’età, merita davvero di giocare?

«A dire la sincera verità, solo il portiere del Cupello (Micale, ndr). Contro di noi non ha giocato, ma ho visto alcune immagini e trovo che sia molto bravo. Anche il mio collega di reparto, Lorenzo Giangiacomo, sta facendo molti miglioramenti. Nonostante non stia giocando, si impegna molto e lo vedo crescere inoltre tra di noi si è instaurato un bel rapporto».

La tua squadra ha fatto 28 punti, ma solo 8 in trasferta. Che cosa non funziona, secondo te, lontano dalle mura amiche?

«Non saprei, forse ci è mancato anche un pizzico di fortuna. Abbiamo perso contro il Paterno e contro il Capistrello, anche per colpa mia, facendomi espellere. Per il resto abbiamo fatto pareggi, alcuni anche immeritati contro il Nereto: loro hanno prima fatto il gol e colpito il palo interno, noi poi abbiamo creato 4 o 5 palle gol però il loro portiere è stato incredibile!»

Allora, oltre D’Ettorre, quale giudichi il miglior portiere della categoria?

«A me piace molto Bruno della Torrese, soprattutto a livello tecnico».

Come state preparando la partita di domenica: come tutte le altre o come una particolarmente importante?

«La prepariamo come tutte le altre perché per noi ogni partita è come una finale. È come una partita unica, ma l’affrontiamo in modo molto sereno, con la consapevolezza che noi non abbiamo nulla da perdere e, a differenza del Chieti, non abbiamo pressioni».

Grazie Fabrizio del tuo tempo!

«Grazie a voi! Voglio salutare tutti i tifosi del Chieti: mi dispiace che domenica non potranno essere presenti. Con loro ci sarebbe stata una bellissima atmosfera!»