Domenica scorsa ha firmato un gol e fornito l’assist per il 2-0 con il quale la Torrese ha vinto contro il Capistrello. È Lorenzo Carosone, ex di turno che ritroveremo domenica prossima per la 14a giornata di andata che si giocherà al “Guido Angelini”. TifoChieti.com lo ha raggiunto e intervistato alla vigilia di un incontro che lo vedrà, per la prima volta, contro i colori che hanno comunque lasciato in lui un segno.

Lorenzo Carosone, con Fabio Lalli e Giuseppe Catalli formavi il cosiddetto “trio delle meraviglie” che ha portato il Chieti a segnare oltre 100 reti nel campionato di Promozione vinto la scorsa stagione. Che ricordi hai dell’anno in neroverde?

«Ovviamente bei ricordi. Essere stato parte di una squadra così forte e aver vinto un campionato con una maglia del genere è per me motivo di orgoglio. Sono stato molto bene».

Come è iniziata la tua storia al Chieti?

«Mi chiamò mister Aielli quando il mio amico Peppe (Catalli, ndr) aveva già raggiunto l’accordo con la società. La nostra amicizia e il fatto di aver giocato insieme a Paterno hanno fatto il resto».

Come mai allora è finita?

«La società ha fatto una scelta tecnica diversa. Loro volevano una prima punta che, per caratteristiche fisiche, non sono. Ad ogni modo, i rapporti con Aielli sono sempre buoni e abbiamo anche l’occasione di vederci visto che abitiamo vicino».

Conosci qualcuno dei giocatori nuovi del Chieti?

«Ne conosco diversi tra cui Fruci e De Fabritiis, che è uno dei difensori più forti per la categoria, e anche Cattenari. Ovviamente non conosco Cioffi che, credo, sia la prima volta che viene a giocare in Abruzzo».

Tra i giocatori che invece conosci, quali temi di più?

«Beh, non lo dico perché è mio amico, ma credo che il giocatore più forte che il Chieti ha si chiama Giuseppe Catalli e dovrebbe giocare non una, ma due o forse tre categorie superiori. Poi ha la fortuna di avere a fianco un altro giocatore come Fabio Lalli, altrettanto forte. Credo che il Chieti abbia anche un reparto difensivo fortissimo».

La Torrese era data tra le favorite prima del campionato e, dopo un inizio così così, sembra aver ingranato. Si parla anche bene del mister Luigi Narcisi, giovanissimo e con idee nuove. Tu come ti trovi?

«La squadra è forte e composta da giocatori forti, di categoria o che hanno fatto anche categorie superiori. All’inizio abbiamo stentato un po’, ma ora sembra che abbiamo trovato una buona quadratura con il 3-5-2 e nelle ultime 5 partite abbiamo fatto 4 vittorie ed un pareggio, con il Miglianico e, per giunta, siamo stati raggiunti nel recupero. Narcisi è bravo e ha solo 26 anni, uno più di me. Io lo conoscevo perché è delle parti de l’Aquila. come me, e abbiamo giocato contro quando eravamo ragazzini. Sicuramente ha le doti per fare l’allenatore e speriamo di continuare bene».

Tra le squadre che hai incontrato quale ti ha impressionato di più?

«Nessuna in particolare. Il Sambuceto è una buona squadra, anche se in quell’occasione penso che abbiamo giocato male noi. Per il resto, credo che siamo stati al livello di tutte le squadre che abbiamo incontrato».

Si dice che questo campionato di Eccellenza sia livellato in alto. Tu che lo conosci bene, pensi sia così o no?

«Sì, penso che sia livellato in alto e lo dice la classifica: in testa ci sono 8 squadre in 8 punti. Alla fine credo che Giulianova e Chieti abbiano una rosa per arrivare davanti delle altre, però non è detto e lo dimostra il fatto che anche il Sambuceto, che non era dato tra le favorite, è lì al secondo posto. Secondo me sarà un campionato che si deciderà solo alla fine perché puoi vincere con tutti e perdere con tutti: ogni partita è una guerra».

Secondo te, questo è un campionato dove ci sono più difensori forti o più attaccanti forti?

«Bella domanda! Credo però che siano più gli attaccanti forti. Ogni squadra ne ha uno che può fare la differenza e andare in doppia cifra. Il Giulianova ha gente come Tozzi Borsoi e Di Paolo, il Capistrello ha Leccese che fino a poco tempo fa giocava in Lega Pro, ma è vero che ha qualche problema in difesa e noi domenica ne abbiamo approfittato. E poi il Paterno ha giocatori come Gaeta e Giglio».

Ecco, parliamo del Paterno: è una squadra costruita per vincere, ha un allenatore di esperienza e una società molto organizzata reduce da campionati al vertice, dei quali anche tu sei stato protagonista. Perché allora è in crisi?

«Il Paterno è una squadra quadrata e ha giocatori forti in ogni reparto, davanti poi ne ha alcuni che fanno la differenza. Non credo che siano in crisi, ma semplicemente è il campionato che è duro. Puoi perdere o vincere con chiunque e loro domenica hanno perso contro un’altra squadra forte, che in attacco ha giocatori come Orta e Cacciatore. Per quanto riguarda la società, è tra le migliori in Abruzzo per organizzazione e ti fa sentire un giocatore professionista per come vieni trattato. Anche i risultati degli ultimi due anni lo dicono».

Però quando hai parlato delle favorite non ha citato il Paterno. Secondo te può ambire al salto di categoria o no?

«Sì, certo perché è una squadra tosta, capace di segnare e di difendersi senza rischiare. Rimarranno sicuramente nel gruppo di testa fino alla fine».

Quest’anno hai mai visto giocare il Chieti?

«Purtroppo no, perché gli orari delle partite e il calendario sono sempre coincisi. Domenica lo vedrò dal campo».

E guardando le immagini e sentendo i racconti, che idea ti sei fatto della squadra?

«È una squadra forte, probabilmente la più forte e completa dal punto di vista tecnico perché gioca a pallone contro chiunque. Anche contro il Giulianova, ha fatto la partita giocando palla a terra, come facevamo noi l’anno scorso. Quest’anno inoltre ha una rosa ancora più ampia, con giocatori che rispecchiano il modo di vedere del mister, che vuole giocatori tecnici».

Che cosa ti aspetti dalla partita di domenica? Non mi dire che vuoi vincere…

«Beh, sì: io voglio vincere, anche perché io sono uno che le sconfitte le prende male e, quando mi succede, la domenica notte non riesco neppure a dormire. Sarà comunque una partita tosta, non certo la partita della morte perché io a Chieti sono stato bene e di là ho ancora tanti amici. Sarà però una partita importante perché vogliamo rimanere davanti il più possibile. Oltretutto ci aspettano poi Martinsicuro e Giulianova. Per noi è soprattutto un esame perché ci farà capire a quale tipo di campionato possiamo ambire e se siamo davvero una delle favorite. Giocare all’Angelini è sempre dura, ma noi ci proveremo».

Al di là di questo, che sensazioni ti aspetti di trovare quando rientrerai al “Guido Angelini”?

«Sarà strano entrare da un altro ingresso e andare nello spogliatoio degli ospiti. Sarò comunque contento di tornare e di ritrovare degli amici».

Ti faccio allora un in bocca al lupo, non per domenica prossima, ma per le successive…

(ride) «Crepi!»

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