Il Chieti FC 1922 si prepara al primo impegno ufficiale per la stagione con l’esordio in Coppa Italia contro il San Salvo allo stadio “Guido Angelini”. Ed è una sorte di seconda nascita, un battesimo che vedrà finalmente il pubblico ricongiungersi con la propria squadra nel giorno in cui è prevista anche la festa dell’Orgoglio Neroverde, con il corteo dei tifosi che alle ore 19:22 sfileranno da piazza San Giustino fino a piazza G.B. Vico dove la squadra si presenterà ufficialmente alla Città. È questo doppio binario il tema del giorno: il nuovo Chieti che vuole essere il vero Chieti e i tifosi che cercano l’essenza della squadra che hanno scelto di sostenere con tutta la passione di cui sono capaci. Ne è ben consapevole Gabriele Aielli. «I giocatori sentono la responsabilità della maglia che indossano – afferma l’allenatore neroverde – ma li vedo molto concentrarti perché si sono resi conto quanto è importante dare qualcosa di forte,  che dia gioie incontenibili ad una Città intera».

Parliamo innanzitutto della campagna acquisti. Avete dovuto fare qualche slalom, ma alla fine sono arrivati a Chieti giocatori di livello superiore e in grado sulla carta di far fare alla quadra il salto di qualità per puntare alla vittoria del campionato. Facciamo un resoconto…

«Sono d’accordo con te: soprattutto nell’ultima parte abbiamo fatto molti slalom. Diciamo che la campagna ha avuto due fasi. Nella prima ci siamo sentiti forti anche del nome che portavamo e siamo andati spediti e con le idee chiare; la seconda si è aperta quando si è fatto male Vito Marinelli, a pochi giorni dall’inizio della preparazione. Abbiamo dovuto cambiare rotta e strategia ed è stato molto faticoso perché avevamo fatto già una scelta tra i giocatori adatti al nostro modo di vedere e al nostro gioco. Avevo disegnato la mia squadra intorno a Marinelli e Sassarini (Umberto, centrocampista classe 1988 ex Avezzano, ndr): il primo s’è rotto e il secondo non siamo riusciti a prenderlo (è andato al San Nicolò in Serie D, ndr). Sono comunque soddisfatto di quello che abbiamo fatto».

In che cosa sarà diverso il Chieti di quest’anno rispetto a quello dell’anno scorso?

«Abbiamo sicuramente alzato la qualità e la personalità. Quanto allo schieramento in campo, non cambia niente. Come ti ho sempre detto, io credo nei principii di gioco, non nel sistema. Il sistema è un’alternativa importante per mettere in difficoltà l’avversario. Per questo siamo andati verso giocatori mediamente evoluti a livello tecnico-tattico e anche di maggiore personalità, perché in campo ci vuole sempre una giusta dose di coraggio e di follia».

Parlando ancora del mercato, come giudichi questa esperienza fatta in prima linea nella costruzione della squadra insieme al proprio collaboratore, senza l’ausilio di un direttore sportivo vero e proprio?

«Lo avevo fatto già in precedenza a livello locale, ma farlo a livello nazionale è più complicato. Devo dire grazie ad Andrea Periotto che ha lavorato giorno e notte e che si è preso insieme a me l’impegno di costruire questa squadra rispettando tutti gli obiettivi che ci eravamo posti, soprattutto a livello economico. Una cosa è andare sul mercato con un budget illimitato prendendo giocatori da una o due categorie superiori, un’altra è andare alla ricerca del miglior equilibrio tra i vari fattori sfruttando tutti i propri contatti, le conoscenze e anche le occasioni. L’arrivo di Fanelli è dovuto proprio ad un’occasione creata da Periotto. Io conoscevo già il giocatore e quando Andrea mi ha parlato di questa possibilità, abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere per portarlo a Chieti. E ci siamo riusciti. Di sicuro, ci aiuta il fatto di avere le stesse idee e lo stesso modo di vedere il calcio. È stata un esperienza bella e difficile che, insieme al doppio ruolo, mi dà anche una doppia responsabilità nei confronti della società e della piazza. Sono comunque sereno e tranquillo perché credo di avere fatto quello che era giusto e possibile fare».

Parlando ancora del Chieti di quest’anno, abbiamo visto che la differenza principale è la difesa a 3 con un attacco con due punte vere al posto di tre…

«No! Noi abbiamo lavorato su più sistemi di gioco, anche sulla difesa a 4, anzi penso che domani (oggi, ndr) giocheremo proprio in questo modo. L’anno scorso ci siamo concentrati sul centrocampo a 3, quest’anno stiamo studiando anche quello a 5 o a 4 con l’attacco a 2 o a 3. L’importante è avere attaccanti che sanno quello che fanno e sono pronti a cambiare posizione. La differenza tra lo scorso anno è che abbiamo giocatori capaci di ricoprire più ruoli e questo per me è un vantaggio perché non dai riferimenti all’avversario».

Rispetto all’anno scorso abbiamo visto un precampionato diverso, non solo per i risultati, ma anche per il tipo di squadre che abbiamo affrontato. Lo scorso anno il Chieti puntava a misurare la propria forza con squadre di livello superiore anche con risultati eclatanti, quest’anno invece ha avuto un carattere decisamente più sperimentale, soprattutto dal punto di vista tattico. La sensazione è che, per varie ragioni, non abbiamo ancora visto il vero Chieti. E davvero così?

«Sì. Sai bene che per me le amichevoli sono una perdita di tempo. Quest’anno poi non è stato possibile farle con squadre locali di livello superiore, per ragioni che lascio immaginare. E poi il terreno di gioco dell’Angelini è di nuovo in condizioni pietose».

Il motivo?

«Ce ne sono diversi. Il primo è che l’acqua di irrigazione non è filtrata e porta erbacce che rovinano il manto, l’altro motivo è che non è stato bucherellato per far penetrare l’acqua sotto il terreno. Il paradosso è che il campo è messo peggio dell’anno scorso, ma so che la società sta correndo i ripari».

Parliamo invece degli ultimi importanti giocatori che sono arrivati, tutti provenienti da categorie superiori e fondamentali: Cioffi ha il compito di fare gol insieme a Lalli e Catalli, Fanelli è il costruttore di gioco, Simonetti invece è il distruttore del gioco altrui.

«La tua analisi tecnica è perfetta. Fanelli è geometra e architetto, perché sa giocare nel corto e nel lungo. Simonetti è il nostro Gattuso e invece Cioffi è la potenza che metterà Lalli e Catalli di esprimere al meglio tutte le loro capacità tecniche. Secondo me, ci manca ancora il cosiddetto “spaccapartite”: quello che agisce fuori dagli schemi, ma abbiamo comunque una rosa completa composta da giocatori forti».

Di squadre forti nel prossimo campionato di Eccellenza ve ne sono molte, costruite sulla carta per vincere, anche se nessuna sembra in grado di ammazzare il campionato. Giulianova e Chieti sono i nomi più importati, ma non bastano per vincere sul campo. Guardando alle campagne acquisti che cosa pensi?

«Penso che sarà un campionato bellissimo. Sono contento che vi siano 6 o 7 squadre ben attrezzate e non solo 2. Così non rischi di fare 85 punti e finire secondo o di perdere due partite e trovarti il fiato sul collo dell’inseguitore. Tutti si sono rinforzati e mossi sul mercato. Non ci dimentichiamo che il San Salvo che affrontiamo domani (oggi, ndr) ha fatto 12 acquisti nell’ultima settimana. Questa potrebbe farci pensare che affrontiamo una squadra debole, invece è pericolosa proprio perché, non avendo preparazione e carichi di lavoro, all’inizio sarà più brillante e potrebbe sorprenderci. Dobbiamo essere bravi ad impedirlo e ad attendere. Il campionato sarà imprevedibile dove anche le squadre più forti come Chieti, Giulianova, Paterno o Martinsicuro potrebbero vincere dappertutto o perdere dappertutto. Non ci dimentichiamo che il Paterno lo scorso anno ha perso il treno per giocarsi la promozione a 3 giornate dalla fine perdendo 2-0 a Miglianico. Se ci sono più squadre più forti hai più possibilità di giocarti il campionato negli scontri diretti, ma hai anche più rischi di perderlo contro squadre di media e bassa classifica».

Un altro elemento di interesse sono i giovani, diventati ancora più importanti con la nuova regola dei 5 cambi. Una delle debolezze del Chieti dello scorso anno era la panchina corta, esaltata anche da alcuni infortuni importanti come quello di Iommetti e dai pochi giovani a disposizione. Quest’anno sembra che siano arrivati under di ottimo livello e sono stati tenuti quelli migliori…

«Uno dei primi obiettivi della società è quello di tesserare giocatori giovani. È stata una delle prime richieste che mi fece il Presidente. Noi vogliamo giocatori giovani e forti per farli diventare di proprietà. Lo scorso anno avevamo un solo under tutto nostro ovvero Giacomo Costantini, trovato nelle fila della Torre Alex. Ad oggi abbiamo 6 giocatori under di proprietà e l’obiettivo è di arrivare ad 11-12 entro la fine della stagione. Non è facile trovare giocatori forti, anche perché circolano cifre incredibili per queste categorie. Ti dico solo che una nostra concorrente ha sborsato 14mila euro per il prestito annuale di un under. Sono cifre spropositate mentre il nostro obiettivo è trovare giocatori bravi, farli crescere  e valorizzarli dando qualità alla nostra squadra. Se ci riusciamo, costruiamo giocatori forti per raggiungere l’obiettivo di tornare nel calcio professionistico. Se e quando ci arriveremo, parleremo di altro».

La cosa più importante in programma domani (oggi, ndr) è la prima partita ufficiale del Chieti o la festa dell’Orgoglio Neroverde?

«Io dico che sono entrambe importanti. Domani si gioca finalmente per i 3 punti e io voglio vincere sempre. Sono molto contento per la festa perché penso che è anche grazie a noi se c’è ancora calcio a Chieti e se abbiamo riportato un po’ di entusiasmo. Stiamo cercando di costruire qualcosa per il futuro. Non ci dimentichiamo che stiamo ricostruendo il settore giovanile per il quale io dico che quest’anno ci troviamo all’anno “zero zero”. L’anno scorso è stato l’anno zero, ma non abbiamo potuto fare molto perché abbiamo dovuto concentrarci sulla prima squadra. Ora abbiamo uno staff completo e tutto nuovo, condotto da Carlo Angelozzi, un grande conoscitore di calcio e del territorio, un teatino doc con il quale creare qualcosa di importante, in grado di smuovere di nuovo la piazza e i tifosi. Loro danno la forza a noi e noi abbiamo la voglia e il dovere di ripagarli con i risultati. È questo il vero punto di partenza del Chieti. È vero che siamo ripartiti l’anno scorso, ma ora siamo di nuovo tutti insieme e il pubblico può fare la differenza».

Molti giocatori hanno detto di essere voluti venire a Chieti per la piazza e per il pubblico. Che cosa dicono e cosa si aspettano?

«I giocatori sentono la responsabilità della maglia che indossano, ma li vedo molto concentrarti perché si sono resi conto quanto è importante dare qualcosa di forte facendo il loro dovere. Loro sono giocatori, ma sanno di poter dare gioie incontenibili ad una Città intera. È una grossa responsabilità, ma la mia sensazione è che non pesi più di tanto. Lo scorso anno l’attitudine mentale era ben diversa, anche perché eravamo in Promozione e mancava il pubblico. Quest’anno invece la tensione è a un livello molto più alto, ma è anche più positiva e credo che ci permetterà di fare cose molto buone. Se vedo la squadra e lo staff dei miei collaboratori mentre sono al lavoro, osservo e respiro un livello di organizzazione e di concentrazione superiore, davvero degno di una squadra professionistica. Noi ci teniamo moltissimo a fare bene per questa squadra, per questi colori e questa maglia. Posso garantire che io e tutti i miei collaboratori abbiamo sposato questa causa e la porteremo avanti con tutta la competenza e la passione di cui siamo capaci».

Chietifc1922

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