Primavera del '73, Angelillo intervistato da un giornalista allo stadio Marrucino (poi dedicato ad Angelini)


di Franco Zappacosta

Il 2018 è iniziato con un lutto grave anche se non inaspettato. In autunno avremmo voluto intervistare Antonio Valentin Angelillo nell’ambito delle nostre conversazioni con i (grandi) neroverdi di tempi lontani. Al telefono, dalla casa di Arezzo, rispose la signora Bianca che molto cortesemente ci informò: <Antonio non posso passarglielo, non sta bene>. Capimmo e ci salutammo.

Uno dei più noti allenatori che il Chieti abbia mai avuto se n’è andato ai primi di gennaio. Aveva 80 anni.

In noi e nei tanti tifosi che furono testimoni di una bella stagione (1972-1973) resta il ricordo di un tecnico che dimenticata la gloria del suo prestigioso passato, metteva le proprie vaste conoscenze tecniche e tattiche al servizio di una squadra di serie C. Era un Chieti di grande valore, quello allenato da Angelillo. Forse gli mancò l’aiuto della buona sorte, forse una più forte struttura societaria, forse un ultimo tocco di qualità, per raggiungere l’obiettivo della promozione. La squadra si piazzò al sesto posto (42 punti), annoverava giocatori del calibro di Calisti, Cavicchia, Fellet, Bisiol, Vriz, Berardi, Omizzolo, Zanotti, Anelli, giusto per citare alcuni nomi. Sergio Vriz tempo fa confessava: <E’ vero, eravamo un buon gruppo ma per essere competitivi ai massimi livelli avevamo ancora bisogno di qualcosa>.

Nato in un clima di reciproca stima e di condivise ambizioni, il rapporto fra Angelini e Angelillo si guastò a maggio del ’73 per sciocchezze. Probabilmente zizzania seminata da falsi amici del presidente.

Angelini in quei mesi, colpito da una brutta influenza gravata da serie complicanze, fu costretto a restare a casa. Abitava in un attico vicino a piazza Salotto. Angelillo non andò mai a fargli visita e la cosa venne considerata uno sgarbo. Angelillo venne esonerato.

Il tecnico convocò una conferenza stampa nella sua abitazione. Aveva preso un alloggio all’altezza dell’ampia curva dove c’è l’incrocio fra via Gran Sasso (terminal) e via Madonna degli Angeli. E rese pubblica la sua versione dei fatti. Gli era già accanto la signora Bianca. La società se ne uscì con un comunicato pieno di luoghi comuni e reticenze.

Così si concluse l’esperienza del grande ex attaccante a Chieti.

Vi fu però un clamorosa coda. La domenica dopo, 20 maggio 1973, il Chieti superò il Potenza con uno dei punteggi più eclatanti della storia neroverde: 7-1. Tripletta di Calisti, doppietta di Vriz, più Anelli e Zanotti. Ad ogni gol i giocatori si portarono sotto la tribuna dov’era semplice spettatore Antonio Valentin inneggiando al loro ex tecnico per ribadirgli la loro piena e totale solidarietà.

Qualcuno in seguito considerò una “macchia” il fatto che Angelillo allenò e vinse a Pescara. Ma sono argomenti che davvero non meritano alcuna riflessione. Un professionista va sempre là dove gli offrono un lavoro. L’hanno fatto altri, prima e dopo Angelillo. Allenatori che con lealtà e dedizione hanno sempre dato alla causa neroverde quanto era nelle loro possibilità.

Oggi idealmente ci inchiniamo per onorare la memoria di Antonio Valentin Angelillo, lasciò tracce del suo passaggio a Chieti. Riposi in pace.

 

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