di Franco Zappacosta

 

Un’eccellente carriera in serie A fatta di 279 presenze (e 12 reti) delle quali il maggior numero (171) collezionate con la maglia della Roma. Era un idolo dei tifosi giallorossi che ne apprezzavano l’instancabile capacità di corsa, nell’intero arco della partita, unita a buone qualità tecniche. Esemplare il suo attaccamento alla maglia. Lo chiamavano il “motorino”, Elvio Salvori. Non si fermava mai anche perché al fianco aveva due dal passo compassato come Capello e Cordova. Il mago Helenio Herrera gli chiedeva di correre anche per loro.

Una data da incorniciare: Salvori esordì in serie A l’8 aprile 1962 e fu un debutto col botto. La sua Udinese infatti vinse a Torino contro la Juventus: 3-2! Ricordiamo il tabellino. Juventus: Gaspari; Benito Sarti, Bozzao; Emoli, Castano, Bercellino: Stacchini, Humberto Rosa, Nicolè, Charles, Stivanello. Allenatore Parola. Udinese: Zoff; Burelli, Valenti; Sassi, Tagliavini, Del Pin; Pentrelli, Salvori, Rozzoni, Segato, Selmosson. Allenatore Foni.

Marcatori: Selmosson, Del Pin, Stacchini, Charles, Rozzoni.

Giunto a Chieti nell’estate del 1977, sono passati 40 anni esatti, fu uno degli acquisti prestigiosi della neonata Società per Azioni varata ufficialmente il 7 giugno di quell’anno dopo il dono fatto da Guido Angelini alla città e ai tifosi neroverdi.

Elvio Salvori (classe ’44, nato a Noventa di Piave, 73 anni compiuti il 3 giugno) con il suo importante passato accettò il trasferimento alla squadra neroverde <perché mi convinse il progetto del presidente Marino. C’erano ambizioni e poi mi piaceva la regione, l’Abruzzo, e mi piacque la città dopo averla visitata un giorno. Inoltre avevo delle cose da curare a Roma e il fatto che Chieti fosse distante solo un paio d’ore d’auto mi spinse ad accettare l’offerta. Avevo anche altre proposte, per esempio una molto interessante dal Monza, visto che ero reduce da un ottimo campionato in serie B con l’Ascoli. Ma le scartai per dire sì al Chieti. Non mi sono mai pentito della scelta, sono stati due anni che ricordo ancora oggi con piacere. Peccato solo non aver dato quello che avrei voluto dare e non ne capii la ragione>.

Eppure in due stagioni 62 presenze: 32 nella prima, 30 nella seconda. Non male.

<Vero, però io sono stato sempre molto severo nel giudicare me stesso e confesso che al Chieti avrei potuto fare di più. Il discorso riguarda anche molti miei compagni di quel primo anno. Si partiva per tentare di conquistare la promozione e invece riuscimmo soltanto ad entrare nel gruppo delle formazioni ammesse alla C1 con la riforma del campionato. La società aveva speso molto, erano stati fatti acquisti importanti. Basti citare il nome di Fortunato Torrisi, preso se ben ricordo per circa 200 milioni. Una grossa cifra  a quei tempi, tanto più per una società di C>.

Sei arrivato a Chieti a 33 anni.

<Ma fisicamente ero integro come dimostra il numero delle partite disputate in maglia neroverde. Quasi sempre presente. Si partì in un clima di estrema fiducia. I dirigenti erano animati da tanto entusiasmo, ma tutto questo non bastò per restare ai vertici. All’inizio in panchina c’era Giammarinaro. Un tecnico pieno di grinta, uno speciale, alla Galeone. Oppure Galeone era uno alla Giammarinaro, chissà…> ride Elvio.

Toni venne esonerato. Ci furono due pesanti sconfitte in trasferta, contro la Spal e l’Empoli.

<Sono immagini, magari sbiadite, che però ti restano. Arrivò Volpi. Persona seria, allenatore bravo e preparato, caratterialmente diverso dal predecessore. Volpi restò per l’intero campionato successivo ma la situazione era profondamente cambiata. I dirigenti non andavano più d’accordo, non c’era identità di vedute e quando in società affiorano contrasti le cose sono destinate a finir male. Questo accadde al Chieti. Peccato. Io poi andai al Grosseto, in C2, e lì per esempio il mio rendimento fu decisamente migliore rispetto alla mia esperienza chietina>.

I tuoi compagni di allora.

<Rammento tutti, o quasi. Sono passati tanti anni ma resta il ricordo di un gruppo molto bene affiatato. C’erano i giovani, scapoli, e c’eravamo noi, sposati. I ragazzi spesso andavano a casa di quelli che avevano mogli sempre pronte a preparare la cena per quei frequenti ospiti. Purtroppo mia moglie è scomparsa una decina di anni fa>.

Qualche nome?

<Beh, non dimentico Giacomo Violini che poi è stato un eccezionale preparatore di portieri al Brescia, per lungo tempo, e alla Cremonese. C’era gente che aveva fatto la serie B, come Berlanda e Colzato, gran bel centravanti Michesi e poi quel Torrisi che si vedeva già dotato di enorme talento. Un ricordo speciale ce l’ho per il massaggiatore che consideravo il più bravo del mondo, il giovane Doriano Ruggieri. Anche lui in seguito farà una bella carriera nella Lazio>.

Bilancio del biennio teatino?.

<A Chieti ho vissuto un bel momento a livello professionale e anche umano, In quegli anni i campionati di serie C erano durissimi e molto competitivi. Club blasonati, confronti di prestigio, stadi pieni e poi nella vostra città si stava bene. Bel centro storico, gente simpatica e grande passione. I tifosi quando mi incrociavano lungo il corso, mi fermavano, volevano si parlasse della squadra, amavano confrontare i loro giudizi per sapere cosa ne pensassi. Insomma c’era un dialogo sempre rispettoso e civile, segno di persone perbene. E poi lì c’è il mare vicino e io il mare lo adoro>.

Un rimpianto?

<L’obiettivo fallito. Si poteva competere fino in fondo ma a metà strada accusammo un rallentamento evidente e il sogno svanì. L’anno dopo la squadra venne in pratica smantellata, programmi ridimensionati e soprattutto vistose crepe in società. Ci salvammo con qualche patema d’animo. Ecco qui la mia storia a Chieti>.

Dove non sei più tornato.

<No e mi dispiace, non è mai capitata l’occasione per fare un salto dalle vostre parti. Ma come si dice? Mai dire mai>.

La tua giornata oggi.

<Faccio il pensionato a tempo pieno. Mi divido tra San Donà, la mia città, e la Sardegna, una terra alla quale sono particolarmente attaccato. Ho imparato ad amarla durante la mia lunga permanenza su panchine di squadre sarde, tant’è che oggi mi sento quasi più cittadino di quest’isola che veneto. Ci passo lunghi periodi dell’anno. Mi sembra di essere a casa>.

Basta con il calcio.

<Sì, basta nel senso che non ho più legami lavorativi. Mi è piaciuto fare per diversi anni non semplicemente il tecnico ma l’istruttore di calcio, insegnare ai giovani. Poi ho lasciato, è un impegno che se assolto bene richiede molte energie. E poi le società hanno ristrutturato i settori giovanili, è tutto cambiato, nulla è come prima>.

Segui le vicende del Chieti?

<Vado sempre a vedere cosa hanno fatto le squadre nelle quali ho giocato. Perciò sono abbastanza informato. Magari adesso sui giornali non ci sono notizie sui risultati dei neroverdi ma in rete si trova sempre il modo di tenersi aggiornati>.

Se vai su Tifochieti.com problema risolto.

<Grazie, seguirò il consiglio. Mi sembra che negli ultimi anni ci siano stati alti e bassi, stagioni molto contraddittorie anche perché si sono alternate varie gestioni. Campionati di un certo livello e poi brutte cadute, non c’è stata continuità. Però, su col morale, tante piazze, anche molto importanti, sono in crisi. E’ un momento difficile. Il Chieti adesso disputerà l’Eccellenza regionale. Giusto?>.

Giusto. Vuoi rivolgere un saluto ai tuoi vecchi tifosi?

<Un abbraccio a tutti da parte di Elvio>.



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