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Categoria: la società risponde
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Sei giorni fa il nostro amico Michele aveva scritto una lettera aperta al presidente Giulio Trevisan (nella foto con Filippo di Giovanni e Vito Marinelli) che oggi risponde punto per punto ribadendo i punti essenziali del suo pensiero e spiegando le proprie ragioni. Di seguito la sua lettera:

 

Caro tifoso,

Quando si è legati in modo così forte a questi colori le gioie e le sofferenze fanno parte del quotidiano.

Essere attaccati, ritenendo di essere nel giusto, anche questo fa parte della passione.

Capisco bene che tifare per la squadra della propria città ha un altro sapore rispetto al tifo riservato per la Juventus o per il Milan.

Ho visto con i miei occhi l’attaccamento per questi colori, anche se sono ricordi molto lontani, ed è per questo che mi sento coinvolto in questa storia.

Per questa storia che ho deciso di limitare al massimo i proclami e di lavorare in maniera poco appariscente. Il mio compito deve essere quello di costruire una realtà solida e duratura, indipendentemente dal tempo necessario per tornare a calcare palcoscenici importanti. Lo ripeterò fino alla noia, senza basi solide non si va da nessuna parte.

Il calcio ha bisogno di molto impegno sotto il profilo economico, oltre che di tempo, per cui può accadere che nel momento in cui questo impegno non venga riconosciuto, si decida di abbandonare, è nel gioco delle cose. Tuttavia se si è riusciti a costruire qualche cosa di bello, bisogna trovare persone competenti che siano in grado di aiutarti e se necessario di sostituirti, persone che possono e devono essere migliori di te.

Per cui, ringrazio dei complimenti, ma preferisco rimanere con i piedi per terra.

L’azienda calcio, come ogni altra azienda, ha delle regole, non è un'altra cosa, deve rispettare dei criteri tipici del suo essere azienda.

Chi ti accarezza vuole spesso rubarti l’anima. Io credo che il tifoso deve essere rispettato, ma al tempo stesso deve rispettare, spesso la mancanza di rispetto e di attaccamento del tifoso sono una giustificazione morale per chi gestisce le squadre di calcio ad abbandonare la nave prima che affondi.

Sono consapevole che andando avanti, salendo di categoria gli impegni e le difficoltà aumenteranno, e spero che l’ attaccamento ai colori neroverdi possano essere il valore aggiunto in questa stagione. Non so quale campionato sia più difficile da vincere, perché vincere è sempre difficile, e dipende principalmente dal tuo lavoro e dal livello degli avversari.

Premetto che non credo alla fortuna ed alla sfortuna, per cui penso che il gufo debba semplicemente essere considerata una specie animale protetta. Ho spesso sentito la frase che la serie d è più semplice dell’ eccellenza, ma non sono in grado di giudicare se è vera. Il giorno che riuscirò a vincere sia l’ eccellenza che la serie D sarò in grado, forse, di capire se posso essere d’accordo con Lei. Per adesso penso all’Eccellenza.

Sulle figure societarie, spesso mi viene consigliato di organizzare la società come fanno anche altri, ma sono una persona convinta e determinata e ritengo che allo stato attuale stiamo bene così, anche se di fatto Andrea Periotto, che l’anno scorso era il vice di Aielli, da quest’ anno ha assunto delle deleghe tipiche di un DS.

Il DG lo sceglierò il giorno in cui non mi vorrò più occupare in prima persona della squadra, per cui o saremo diventati una squadra di visibilità nazionale o più semplicemente non sarò in condizione di far bene il mio lavoro.

In ogni caso questa è una società che ha un organigramma e ruoli ben precisi, come ogni azienda che si rispetti, ritengo comunque che questo sia un problema di organizzazione interna, alla fine l’ interesse del tifoso è tutelato dal risultato sportivo, sicuramente una buona organizzazione è fondamentale per raggiungere i risultati, ma questo è un fatto organizzativo interno che amio parere deve interessare poco al tifoso.

Comunque nello sport, ed il calcio per me rimane tale noi dobbiamo lavorare per vincere, non “DOBBIAMO VINCERE” abbiamo il dovere di costruire una società forte che coinvolga i giovani, che crei attaccamento a questi colori. Per carattere, chi mi conosce lo sa, non accetto imposizioni.

In base a quanto detto, ritengo che i nomi poco importino, fermo restando che le persone citate sono da me conosciute e stimate, ma sotto contratto con altre società, per cui non è professionale parlarne.

Infine, grazie per la fiducia, so che vincere dopo tanti guai ha un sapore ancora più dolce.

Ritengo che un presidente oggi deve essere giudicato su tanti aspetti, in primis sui risultati della prima squadra, ma anche sul settore giovanile, sui progetti nel sociale e su come è stato capace di migliorare la società in cui viviamo.

Forza Chieti! Un abbraccio