(Sanseverino con la maglia del Monza)


di Franco Zappacosta

Uno dei ragazzi più talentuosi che nel passato (remoto) hanno indossato la maglia neroverde è certamente Luigi “Gigi” Sanseverino. Due stagioni a Chieti (1967-68 e 1968-69), debuttante in serie C a soli 17 anni nella squadra allenata da Oscar Montez, fu allora una vera (e piacevole) rivelazione. Nessuno poteva immaginare che quello “scugnizzo” arrivato da Napoli in Abruzzo avesse così grandi qualità.

Gigi, nato il 21 giugno 1950 ad Avellino (non a Napoli come indicato su alcuni profili in rete, poi ci spiegherà lui l’origine dell’errore) era tesserato della Virtus Napoli, scuola calcio realizzata da un talent scout partenopeo. Ecco il racconto dei suoi primi passi: <Il dottor Cirillo con un investimento personale aveva creato un centro per la formazione di calciatori, reclutava i giovani più promettenti a Napoli e nelle località dell’area vesuviana, organizzava provini presso società di tutt’Italia e i più capaci venivano ceduti ai vari club. Il mio gruppo, dopo un periodo di preparazione estiva, sostenne dei test in diverse città: tra le altre a Bologna, Pescara e Chieti. Fu il presidente Angelini a raggiungere un accordo, abbastanza complicato, per l’ingaggio di quattro ragazzi. Con me passarono al Chieti il centrocampista Maresca, il portiere Scognamiglio e il difensore Dolmenti. Dopo tanti anni siamo ancora in contatto in una chat che abbiamo chiamato Virtus Vesuvio. Non è stato possibile rintracciare il solo Maresca, nemmeno compagni di Torre Annunziata, la sua città, ci sono riusciti>.

Lontano da casa, dalla famiglia, dalla propria città a soli 17 anni: bel coraggio.

<Ma per fortuna capitai a Chieti, l’ambiente giusto per crescere calcisticamente e per evitare crisi di nostalgia>.

Ala sinistra, classico numero 11 di allora, ma spesso utilizzato anche sulla fascia opposta. In totale 27 presenze e 4 reti: 8 presenze (e 1 gol) nel campionato ’67-68  (in panchina Costagliola, poi Montez, infine la coppia Di Santo-Pinti); 19 presenze e tre reti in quello successivo, allenatore Aroldo Collesi. Il primo acuto se lo ricorda bene. <Già, perché segnai contro l’Avellino, la squadra della mia città. Non posso dimenticarlo, fu anche un bel gol: tiro al volo di sinistro, provai una gioia immensa>.

Ecco il tabellino di quel match. 31 marzo 1968 campo della Civitella Chieti-Avellino 2-0

Chieti: Gridelli; Savini, De Pedri; Lancioni, Montanaro, Martella; Sanseverino, Tarquini, Ascatigno, Galati, Dalle Fratte. 12° Serrazzi. All. Di Santo

Avellino: Piccoli; Cattonar, Bagagli; Genovese, Pez, Versolato; Paradiso, Fracon, Cesero, Ghio, Polselli. 12° De Amicis. All. Piacentini

Arbitro: Ferrari di Rovereto

Reti: 29’ Galati, 61’ Sanseverino

Note: al 64’ espulso Montanaro

Le altre tre reti Gigi le realizzò l’anno dopo, torneo 1968-69, contro Marsala, Potenza e Crotone. Questo il dettaglio degli incontri.

30 marzo 1969 Marsala-Chieti 1-1

Marsala: Asaro (dal 46’ Coppola); Squarcialupi, Sgarbanti; Moretti, Palermo, Baldisseri; Bertolazzi, Paolinelli, Arbitrio, Porri, Frieri. All. Vergazzola

Chieti: Ridolfi; Lancioni, De Pedri; Masiello, Campagnola, Giovanardi; Giardino, Badiani, Sanseverino, Crippa, Giugno. 12° Scognamiglio. All. Collesi

Arbitro: Scolari di Verona

Reti: 20’ Sanseverino, 22’ Frieri su rigore

Il Chieti chiuse la partita in otto (contro nove), vi furono infatti ben cinque espulsioni: 53’ Bertolazzi e Lancioni; 76’ Sgarbanti e Giardino; 82’ Masiello.

11 maggio 1969 Chieti-Potenza 3-1

Chieti: Rama; Lancioni, De Pedri; Masiello, Campagnola, Giovanardi; Sanseverino, Bianchini, Giardino, Gramoglia, Giugno. 12° Ridolfi. All. Collesi

Potenza: Bissoli; Bongiovanni, Ciardi; De Paoli, Brutto, Zanon; Rinaldi, Mattei, Ive, Ferraguti, Miani. 12° Tarabocchia. All. Masperi

Arbitro: Martinelli di Catanzaro

Reti: 15’ Sanseverino, 34’ Bianchini, 47’ Giugno, 90’ De Paoli su rigore

1° giugno 1969 Chieti-Crotone 2-1

Cheti: Ridolfi; Lancioni, De Pedri; Giovanardi, Campagnola, Masiello; Sanseverino, Gramoglia, Giardino, Crippa, Berardi. 12° Rama All. Collesi

Crotone: Bertoni; Andreatini, Gerin; Virgili, Parolini, Rampini; Tribuzio, Pacco II, De Carolis, Birtig, Di Marzo. 12° Dalle Carbonare. All. Pulvirenti

Arbitro: Zacchetti di Milano

Reti: 21’ Gramoglia rig., 76’ Di Marzo, 78’ Sanseverino.

Fu uno dei pochi gol di testa messi a segno da Gigi in carriera.

La chiacchierata con Sanseverino sul campionato 1968-69 offre lo spunto per ricordare che in quella stagione ci fu un record per la squadra neroverde: nei quattro derby dell’annata (previsti in calendario in due domeniche consecutive) contro Pescara e L’Aquila, uniche altre abruzzesi presenti, il Chieti conquistò altrettanti risultati positivi, due vittorie e due pareggi. Vogliamo rileggere i nomi dei protagonisti di queste storiche pagine?

13 ottobre 1968 Pescara-Chieti 0-0

Pescara: Ventura; De Marchi, Palanca; Venditti, Simeoni, Cantarelli; Cremaschi, Prosperi, Cavallito, Boccolini, F. Oddo. All. Seghedoni

Chieti: Ridolfi; De Pedri, Lancioni; Giovanardi, Campagnola, Crippa; Gramoglia, Bianchini, Caposciutti, Pazienza, Giugno. All. Collesi

Arbitro: Bravi di Roma

20 ottobre 1968 Chieti-L’Aquila 1-0

Chieti: Ridolfi; De Pedri, Lancioni; Giovanardi, Campagnola, Crippa; Gramoglia, Bianchini, Caposciutti, Sanseverino, Giugno. All. Collesi

L’Aquila: Giglioli; Grigoletti, Fracassi; Bettini, De Falco, Gola; Busetta, Tobia, Scarano, Gaddi, Dolcetto. All. Furiassi

Arbitro: Magnani di Firenze

Rete: 50’ Bianchini

2 marzo 1969 Chieti-Pescara 1-0

Chieti: Rama; Lancioni, De Pedri; Masiello, Campagnola, Giovanardi; Berardi, Bianchini, Giugno, Badiani, Gramoglia. 12° Scognamiglio. All. Collesi

Pescara: Lamia Caputo; De Marchi, Cressoni; Cantarelli, Simeoni, Boccolini; Maschietto, Ceccardi, Morganelli, Prosperi, Cicogna. 12° Ventura. All. Tontodonati

Arbitro: Porcelli di Lodi

Rete: 10’ Bianchini

9 marzo 1969 L’Aquila-Chieti 0-0

L’Aquila: Giglioli; Grigoletti, Fracassi; Bettini, De Falco, Gola; Sparacca, Tobia, Dolcetto, Gaddi, Regalia. 12° Bortolan All. Attardi

Chieti: Rama; De Pedri, Lancioni; Masiello, Campagnola, Giovanardi; Gramoglia, Bianchini, Giardino, Badiani, Giugno. 12° Venosti All. Collesi

Arbitro: Marino di Taranto

Sanseverino debuttò nel Chieti in un giorno particolare, era la vigilia di Natale del ’67, a Siracusa (1-0). Fu Oscar Montez a lanciarlo nella mischia e l’esordio ha un preciso antefatto. Il tecnico argentino, che aveva sostituito Leonardo Costagliola, rilasciò un’improvvida intervista nella quale accusava il compianto Fernando Ascatigno di non “metterci la gamba”, soprattutto fuori casa. Un’uscita ispirata a puro autolesionismo, ma l’argentino era fatto così, aveva un ego smisurato. <I giornali ovviamente titolarono “Ascatigno coniglio” e Fernando si incazzò tantissimo. Ci fu un durissimo scontro tra i due, Ascatigno per qualche giorno disse di non star bene, non voleva giocare. L’allenatore mi avvertì che sarebbe toccato a me ma poi la situazione sembrò tornare alla normalità e giocammo entrambi. Disputammo insieme diverse partite. Fisicamente eravamo abbastanza simili, tutti e due di non grande stazza. Lui era un centravanti agile, furbo, un predatore in area di rigore; io gli somigliavo. Eppure in campo riuscivamo a integrarci bene, la coppia funzionava. Un altro bravo attaccante che ho conosciuto nel mio primo anno a Chieti era Dalle Fratte>.

La sua “prima” in maglia neroverde 24 dicembre 1967 Siracusa-Chieti 1-0

Siracusa: Ducati; Degl’Innocenti, Drago; Bartolomei, Peretta, Petronilli; Spoletini, Canetti, Testa, Luna, Sinatra. 12° Fazzino. All. Costagliola.

Chieti: Gridelli; Bonfadini, Savini; Lancioni, Montanaro, Martella; Cerroni, Maresca, Ascatigno, Sanseverino, Dalle Fratte. 12° Serrazzi  All. Montez

Arbitro: Panzino di Catanzaro

Rete: 2’ Testa

Riprendiamo l’intervista con Gigi. Abbiamo parlato del presidente Guido Angelini.

<Un uomo d’affari e come tale gestiva la società. I miei vecchi dirigenti napoletani dissero che per il mio passaggio al Chieti aveva tirato sul contratto fino all’ultima lira e mi aveva economicamente penalizzato. Vero, falso? Non saprei. Comunque un personaggio molto simpatico>.

Il tuo rapporto con la città e con i tifosi.

<Splendido. In sei-sette eravamo sistemati in un appartamento in Corso Marrucino, quasi piazza della Trinità. Quante passeggiate sul viale della villa comunale. Dal balcone ammiravo il bellissimo centro storico, ricordo i primi cortei di protesta degli studenti. Era l’alba del ’68… Caratteristica la salita che mi portava alla Civitella, i vicoli e le viuzze laterali, la gente affettuosa e cordiale. Ci sono stato bene. Tre o quattro anni fa ero in vacanza a Roseto e con mia moglie ho fatto un salto a Chieti, avevo tanta voglia di rivederla. Mi è sembrata diversa, cambiata. Ma forse siamo noi che col passare del tempo vediamo con occhi che non sono più quelli di allora… Non ho più trovato il Piccolo bar, abituale ritrovo dei giocatori, e nemmeno la mia ragazza di quel periodo, Fiorina>.

Dal Chieti il salto in serie B nel Mantova di Gustavo Giagnoni.

<Tutto nacque quasi per caso. Il Mantova aveva mandato a Chieti il cavalier Scemma per visionare Nicola Giardino, l’attaccante barese. Dovevano decidere se prenderlo o meno. Quella domenica io disputai una grande partita e l’osservatore del Mantova rimase impressionato dalla mia prestazione. Dopo alcuni giorni mi chiamarono per un provino e convinsi Giagnoni.  Nel 1969 passai ai biancorossi>.

In B Gigi ha collezionato 137 presenze con 21 reti (Mantova, Pisa, Monza). Il picco più alto con un’altra maglia biancorossa, quella brianzola del Monza: 127 gare (sette campionati dal ’71 al ’78 tra serie B e C) con 62 gol e la convocazione nella selezione dell’Under 21 cadetta. In questa eccellente carriera c’è un momento-chiave, una possibile svolta, l’approdo in serie A che rimase solo un bel sogno: un sospiro e basta.

Infatti, dopo l’esperienza mantovana, Gigi venne ceduto nell’estate del ’70 alla Roma allenata dal mago Helenio Herrera. Toccata e fuga. Perché?

<Si incasinò la mia vita privata. A Mantova avevo lasciato la fidanzata, Elvira, che poi sarebbe diventata mia moglie. Una sera lei mi telefona e mi dice di aspettare un figlio. Fu una mazzata, persi la tranquillità, avevo vent’anni e la situazione che si stava creando mi sembrava troppo grande a quell’età. Mi consultai con i miei genitori, andammo a Mantova a parlare con i suoi. Attraversai un momento difficile. Mi chiamò il direttore sportivo della Roma e mi disse queste testuali parole “Sanseverino, vada a risolvere i suoi problemi in provincia”. Mi ritrovai al Pisa in prestito. Non fu una stagione per me esaltante. Retrocedemmo, la Roma non mi riscattò, fine della grande avventura. Tra l’altro non conobbi subito Andrea, nato mentre mi trovavo a Pisa. Lo vidi per la prima volta due mesi dopo. Quando arrivai a casa, a Mantova, mia suocera mi gettò il bambino tra le braccia dicendomi “Ecco tuo figlio”…>.

Lunga la permanenza nel Monza che è stata la squadra più importante della tua carriera, dopo il Chieti da dove hai spiccato il volo.

<Sette anni sono tanti. In quel periodo ci fu furono anche richieste da parte di società di serie A ma il presidente Cappelletti non volle mai cedermi. Mi stimava troppo e mi voleva bene. La promozione in A l’ho sfiorata due volte proprio da giocatore del Monza, mi rimane il rimpianto di aver fallito l’obiettivo in maglia biancorossa. E’ vero, devo riconoscenza anche al Chieti. Lì mi sono formato come calciatore, sono stati due anni decisivi per il mio percorso professionale>.

A Novara, ultima tappa, le cose invece andarono poco bene.

<Non riuscii a integrarmi nel nuovo ambiente, per me fu una stagione di alti e bassi. Arrivai che ero reduce da un serio infortunio al ginocchio. Svolsi tutta la preparazione per irrobustire la gamba. Solo lunghe corse in salita. Mi presentai all’inizio del campionato imballato e anche un po’ impaurito. Dopo qualche tempo il presidente Tarantola mi rinfacciò il fatto che avevo preteso gli stessi soldi che mi davano al Monza, che pensavo solo ai quattrini e per niente alla squadra. Un giorno ci fu tra noi due uno scontro durissimo, gli stavo per spaccare una sedia sulla testa, per fortuna mi bloccarono in tempo. Ero furibondo, sicuramente non mi sarei fermato. Alla fine ci fu persino il pasticcio della tentata corruzione nei confronti del portiere del Lecco, lo conosceva un mio compagno, erano amici per aver fatto il servizio militare insieme. Il Novara ebbe sei punti di penalizzazione sulla classifica finale della stessa stagione. Annata da dimenticare. Tornai al Mantova che avrebbe voluto cedermi alla Sanremese. Bellissimo posto, ma la famiglia era cresciuta, avevo acquistato un piccolo appartamento, non me la sentii di affrontare un nuovo trasferimento>.

In quel momento hai deciso: basta con il calcio.

<Pensavo alla famiglia, al futuro. In quegli anni un calciatore a certi livelli non è che diventasse ricco. A Chieti prendevo 25 mila lire al mese, al secondo anno 75 mila, a Monza ero arrivato a 300 mila. Un amico mi aveva detto che la Cariplo assumeva personale. Feci domanda ed entrai in banca. Era il 1979, non avevo compiuto 29 anni. Tra l’altro fu allora che venni a sapere che risultavo nato a Napoli. Mia madre aveva denunciato lì, non all’anagrafe di Avellino, la mia nascita e qualcuno commise un errore che avevo sempre ignorato>.

Mai pentito della scelta di aver interrotto in largo anticipo l’attività?

<No, mai. Anche perché la mia grande passione in seguito l’ho sempre coltivata. Ho allenato tantissimo, squadre di tutte le categorie del settore giovanile, anche formazioni femminili. E il pallone occupa ancora le mie giornate, sono istruttore di ragazzini in una società di Mantova>.

Grande famiglia, la tua.

<Dal matrimonio con Elvira sono nati Andrea, che è del ’71, poi Sara e Giuseppe che a loro volta mi hanno regalato la gioia di sei nipotini, due a testa. Con la passione per il calcio, come il nonno. Le riunioni a casa sono piuttosto affollate…>.

Ma lo spazio non manca. Gigi vive in una bella villetta con un ampio giardino a Bagnolo San Vito, nei pressi di Mantova.

Il Chieti lo segui?

<Difficile essere aggiornati visto che ora gioca in Eccellenza>.

Su tifochieti.com troverai sempre notizie sulle vicende della squadra neroverde nella quale sei cresciuto.

<Grazie per il consiglio. Intanto saluto tutti i tifosi del Chieti. Un grande abbraccio>.

Le cose qui ricordate Gigi Sanseverino le ha raccontate anche in una recente autobiografia “A volte il pallone è quadrato”, libro edito da Universitas Studiorum (2017). C’è tutta la sua vita: di uomo e di calciatore. E’ acquistabile su Internet.

 

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